Stefano Rossignoli - home - ...e le altre vette -

 

Partecipanti: Io e Marco.
Cagasotto: Io!!!
Esperto: Marco!
Il programma prevedeva la salita in cima alla Grignetta scavalcando i tre
Torrioni Magnaghi per poi congiungersi alla cresta Sinigallia...


...ma cominciamo...

L'avvicinamento l'abbiamo fatto da destra, salendo per il sentiero che porta alla cresta Sinigallia,già imbragati, con la ferraglia appesa e due mezze corde. Tutto tranquillo e senza il traverso innevato (arrivando dalla Cermenati) molto pericoloso che non piace ne a me ne a Marco se non abbiamo una picca e dei ramponi.
SIamo arrivati così sotto il Sigaro Dones, abbiam cambiato le scarpe e ci siamo infilati tra il Sigaro e i Magnaghi!
Ahimè, quello è stato il punto in cui me la son fatta sotto di più di tutta la giornata e su un passaggio che è considerato di primo grado! Sì, di I°!!! ...ma, slegato e con trenta metri di volo da fare a sinistra ho rischiato di andare in panico...
Marco mi ha consigliato dove mettere mani e piedi e sono passato. La prox mi faccio fare sicura anche se tutti si mettono a ridere.

E poi, con quella tensione che mi provoca un ambiente come la Grignetta, abbiamo attaccato lo spigolo Dorn. Prima con un facile traverso che Marco ha iperprotetto per me ...ma che di solito si fa slegati, e poi col primo tiro vero e proprio su cui ho arrampicato piuttosto male e scomposto a causa della tensione. Quarto grado sì, ma lì il quarto grado non è come dirlo!!!
E poi il secondo tiro: Lì ho cominciato a sostituire il panico con la concentrazione e ho arrampicato un po' meglio, ma sempre da secondo.
Mi ha fatto morire una ragazza sul Sigaro (che era li a 10 metri da me) che implorava, ridendo, di tirarla che non ce la faceva più e le veniva da vomitare!!! Io l'ho guardata e ho visto lei su uno spigolo (sud-est credo), il Sigaro che sembrava cadere nel vuoto e allora ho pensato che era meglio dedicarsi al mio tiro di corda!!!
Il terzo tiro è stato semplice, anche se da primo non avrei saputo dove andare, ma il quarto tiro è uno spettacolo: si traversa a sinistra fino a raggiungere il canalino Albertini e, per raggiungerlo, bisogna superare una piccola lama buttandosi in fuori e sotto non c'è niente. Poi, una volta nel canalino, si sale un po' tipo in un camino, poi in una fessura poi diedro ed è fantastico!
Poi due tiri di cresta. Mi è spiaciuto non farli da primo, ma Marco me lo ha chiesto, ma io ero troppo teso ed avevo paura di far qualche cretinata o di perdere la via, e allora son stato lì muto finchè non è partito lui.
Poi un piccolo canale da attraversare in discesa, poi in salita ed ero già in panico al solo pensiero di scendere da secondo, ma quando l'ho visto era molto meglio di come me lo immaginavo e non mi ha dato problemi e poi siamo arrivati in cima al Torrione Meridionale. Prima di quel canale ero talmente teso che ho pure esitato su un mezzo barcaiolo... Io che esito su un nodo??? Non sia mai. Mi sono un po' arrabbiato con me stesso, ma poi ho ripreso la concentrazione.

Dalla cima del primo Magnaghi, Marco mi ha calato e io scendevo in arrampicata e un po' camminando per cercare una sosta da dove spaccare e attraversare sul secondo Magnaghi (compito che sarebbe spettato a lui!!!).
Mi ha detto che la sosta era su una cengetta e son partito.
Quello è il classico momento in cui penso che una giornata così non ha prezzo.
Siam finiti in un posto spettacolare, importante, buio, maestoso, terrificante, non so, potrei andare avanti per ore a dire aggettivi, ma di sicuro non ci si arriva neppure con l'elicottero.
La spaccatura che divide le due torri è di circa tre metri e non puoi saltare di là, ma c'è un punto, a metà parete, dove le due montagne sono a poco più di mezzo metro e lì c'è una sosta. Per trovarla, ho visitato tre cenge e ho fatto tre piccoli traversi ...il secondo è stata la cosa più difficile (mentalmente) della mia giornata (a parte l'avvicinamento...), ma che bello. ho attrezzato una clessidra per proteggere Marco sulla discesa, anche se l'avrebbe fatta anche con le mani in tasca e alla terza cengia c'era la sosta!
Ho collegato il fittone (un po' vecchio ma bello) con il chiodo resinato lì vicino, mi sono autoassicurato e coi soliti comandi ho chiamato Marco che è arrivato poco dopo. Da lì, due metri di traverso e poi sull'altro Magnaghi, ma niente chiodi se non quattro metri sopra la testa di Marco.
E lì si vede l'alpinista. Si è messo l'anima in pace e tranquillo e concentrato si è innalzato su rocce umide e lisce fino al primo resinato e poi il conosciuto (da quel che ho letto) passaggio del traversino (VI°+), che verso destra porta sull'ultimo pezzo facile per cui si raggiunge la cima.
Poi era tardi perchè io sono molto lento (4h e 30' di arrampicata invece di 2!!!!)e allora ci siamo calati in doppia sulla "Rampa" cioè lungo la via normale: Una doppia da poco meno di 60m e cinque da poco meno di 25m
Marco in cima mi ha dato la mano...Io non ci avevo pensato per la tensione, ma, arrivato giù, dieci metri prima di toccare terra alla base della parete avevo una gioia nel cuore che glie l'ho data anche io la mano e probabilmente avevo un sorriso paralizzato!!!!!!!!!
E poi sono abituato ancora a quando andavo in bici che la mano ce la si da solo alla fine, però vabbè. Questo è il meno!!!

Che giornata! Un sogno realizzato. Da quando ero piccolo volevo intrufolarmi tra i maglioni rossi che vedevo da quelle parti...

Ste!

 

 

<Back