Un fortunoso rientro...

Sto aspettando il Davide ed i nostri amici in comune per stare un po' insieme anche stassera ...che già dopodomani lui se ne va a Chicago.

Per l'occasione ho sistemato la casa al meglio, il che equivale a dire che è un macello, ma un macello accogliente, dove non manca la musica, non manca da mangiare e bere, e qualche posto a sedere vicino al caminetto acceso e se manca qualcosa vabbè...l'importante è che non manchino gli amici.

Da raccontarci in questi giorni abbiamo una bella avventura di quelle che si ricorderanno per sempre. Ora, se siete curiosi e avete un po' di pazienza, ve la racconto! Comincio col dirvi che anche il Davide è stato colto nella spirale dell'arrampicata ed è ormai da qualche mese che si allena sulla parete artificiale della "sua" palestra... Un giorno poi mi manda una e-mail dicendo che viene a casa a marzo, allora andiamo ad arrampicare sulla roccia vera!!! Io mi prendo due giorni liberi dal lavoro, e mercoledi e giovedi li dedichiamo all'arrampicata. Certo non potevamo trovare due giorni migliori, le condizioni atmosferiche sono eccezionali e il sole picchia duro sulle rocce che si scaldano come caloriferi.

Mercoledi andiamo a scaldarci alle "mie" Placchette di San Martino appena sopra Lecco. Ci divertiamo, impariamo un po' di comandi ...sì, perchè lui li conosce in americano, io in italiano e vediamo un po' su che difficoltà ci troviamo bene.
Direi che sul IV+ non c'è problema, provo un tiro corto di 6a con la corda dall'alto, Davide fa il suo primo tiro da capo cordata su un pezzo semplice e se la cava alla grande. Rinvia perfettamente, sta attento. Si, si. L'indomani si può fare qualcosa di bello! E cosa c'è di meglio di una giornata primaverile a Ponte Brolla? La mattinata la dedichiamo alle discese in corda doppia. Davide aveva già visto qualcosa coi suoi istruttori, io gli insegno a fare il nodo machard (autoblock nella sua lingua!), lo assicuro dall'alto per una volta e poi lo lascio in balia delle sue mani e se la cava bene. Bravo Davide!
Mangiamo e beviamo un po'.
Il programma del pomeriggio prevede di arrivare fino alla cima del Castelliere percorrendo un misto di vie fino al 4c e poi discesa a piedi.
Attacchiamo le scarpe per camminare all'imbragatura e partiamo alle 14:20 circa facendo il primo tiro di "la palma" 3c dove lasciamo gli zaini. Poi è la volta dei primi due tiri di "fortuna" L1 4c, L2 4a. Il primo tiro lo trovo un po' duro, ma lo chiudo bene e Davide segue alla grande. Lo invidio per la tranquillità che dimostra subito in sosta, alla quale si appende senza grossi problemi per farmi sicura sul tiro successivo.
Bello il tiro successivo. Non difficile, ma molto divertente con un piccolo strapiombino atletico da passare in 'Dulfer' coi piedi quasi all'altezza della testa. Noto con piacere che l'allenamento in palestra agevola questo modo di muoversi... Davide arriva poi esaltato in sosta per la bellezza del passaggio e la cosa non può che farmi piacere! Avevamo previsto di spostarci sulla destra e raggiungere il castelliere per gli ultimi 5 tiri di "Eugenio", ma non troviamo la scritta che indica la via, allora scelgo di salire da "Capretto" che mi ricordavo di aver visto sulla mia guida come 4a, 4b. Il primo tiro che affrontiamo è infatti di 4b e la progressione è molto divertente. Si intervallano passaggi atletici e placche lisce di qualche metro. Arriviamo in sosta e chiacchieriamo con una coppia che scende in doppia che ci spiega cosa vuol dire "Drotechopf" che è il nome della via a fianco! Il tiro successivo mi lascia lievemente perplesso. E' piuttosto in piedi, con piccoli tettucci e vedo i chiodi piu vicini del solito (Ponte Brolla mi piace anche perchè di solito i chiodi sono a distanza umana!). Penso che sarà più duro, ma i chiodi vicini mi danno sicurezza, Il Davide mi dà corda sempre meglio e vado su bene anche se il tiro è effettivamente più impegnativo (scopriremo in seguito che era un 5a). Non completo il tiro (mancavano 3 chiodi) perchè non lo conosco e appena spostata sulla sin vedo una sosta e mi fermo (...mica di finire i rinvii e trovarmi nella cacca...) Ricordo quella sosta. Ci ero passato l'anno prima. Da lì inizia l'ultimo tiro di "Drotechopf" 4c (ma credo che sia solo l'ultima parte del tiro perchè è molto più facile, sarà 4a).
Arriviamo quindi velocemente all'ultima sosta di "Drotechopf" e da lì partiamo per gli ultimi tiri di "Eugenio" che sono tra il III e il III+. Li percorriamo praticamente di corsa e ci troviamo in un ambiente bellissimo. Sono tiri facili che molti snobbano, ma vale la pena farli almeno una volta ogni tanto per la bellezza del paesaggio. Davide ha fatto la sua prima via "lunga" ed io ho fatto la mia prima via "lunga" da primo! In tutto 8 tiri di corda di circa 25m. Forse se ne potevano fare 4 lunghi, ma chi se ne frega!
Arrivati in cima siamo soddisfattissimi, ma abbiamo ancora solo un'oretta di luce e dobbiamo sbrigarci a scendere. Sistemo la corda, me la fisso a zainetto, cambiamo scarpe e via a manetta giù per il bosco... In teoria il racconto dovrebbe finire qui, o semmai con una birretta all'aperto nel tepore primaverile del paesetto di Ponte Brolla, invece questo è solo l'inizio di una lunga discesa.
Eh già!
Come cominciare?
Direi prima di tutto che la montagna di Ponte Brolla è fatta così: Delle belle placche ripide a sud-est sulle quali abbiamo arrampicato in salita, un versante dolce (almeno credo) a ovest dove c'è un sentiero che arriva alle basi delle vie ed un versante ripidissimo misto tra boschi e precipizi a est... A nord non so come sia.
Secondo voi che versante abbiamo preso?
Quello a est ovviamente.
C'era una traccia che sembrava bella che tirava dritto e poi subito a destra,a est e noi giù veloci. Poi un tratto più ripido e poi ancora più ripido che diventava pericoloso camminarci slegati, allora ci siamo legati e l'abbiamo percorso in conserva facendo a zig-zag tra gli alberi in modo che fermassero un'eventuale caduta, il Davide avanti ed io dietro e poi? Un precipizio gigantesco sulla destra ed un bosco di pendenza assurda dritto di fronte a noi. Più a sinistra manco a parlarne. Mezzi appesi ad un paio di betulle dalla parvenza sana e forte, decido che ci possiamo solo calare. Davide ha un'idea saggia e propone di risalire e provare dall'altra parte (se fosse giugno si potrebbe fare) , ma sta venendo buio e ci troveremmo nei casini 50m più in alto. Non c'è nient'altro da fare che calarci. ...Davide aveva fatto la sua prima calata in doppia la mattina stessa e non mi sembrava il caso di farlo calare al buio: troppo pericoloso e ricco di incognite... allora ho fatto un bel 'mezzo barcaiolo' su una sosta costruita attorno ad una betulla e l'ho calato io. Calate corte, perchè la metà della corda cominciava a non vedersi più. Una calata, poi due, poi tre, poi dieci, poi abbiamo perso il conto.
La fortuna è che c'era la Luna che ci seguiva, scendendo parallela al crinale della montagna ed era come avere un piccolo faretto personale. Benedetta la Luna che ci permetteva di vedere (seppur poco) i nodi e più o meno l'andamento del bosco e la distanza dagli alberi dove fare sosta...
Sul fondovalle (Valle Maggia) c'era il fiume e la strada era sul versante opposto.
Per mantenere una direzione, abbiamo puntato verso una luce isolata, dalla nostra parte rispetto al fiume, immaginando che da lì ci fosse una strada o qualcosa di simile da seguire. In effetti, così era.
Alla terza calata abbiamo chiamato a casa. Ho parlato io, un po' poco diplomatico mi dice giustamente il Davide. In più ho anche chiuso la chiamata toccando involontariamente un tasto con l'orecchio e a casa si sono preoccupati e han chiamato i carabinieri che poi han chiamato quelli di Como che poi han chiamato la polizia di Lugano, poi quella di Locarno che infine ha chiamato Il responsabile del Soccorso Alpino della zona, il mitico Juanito Ambrosini (svizzerissimo, ma con nome sud-americano!) Gli abbiamo spiegato dove eravamo e, gentilissimo, ci è venuto incontro con una luce e ci ha risparmiato le ultime 4 o 5 calate perchè ormai eravamo arrivati giù, fuori dai pericoli e ci siamo potuti pure slegare.
Arrivati giù, abbiamo offerto da bere a Juanito e ai due poliziotti che gli han fatto da spalla e ci siamo giustamente svuotati il portafogli per fare un'offerta al soccorso del cas-Locarno (Non ci hanno chiesto nulla. Abbiamo voluto noi.)
www.cas-locarno.ch
Si, ok. Potevamo cavarcela benissimo da soli con un'altra ora, ora e mezza di calate (era già 4 ore che calavo il Davide e poi lo seguivo in doppia), ma il loro aiuto è stato graditissimo e quando ho visto che le mie mani e la mia corda venivano illuminate dal faretto di Juanito che saliva di buon passo verso di noi, confesso di aver tirato un sospiro per due motivi: uno perchè mi ero reso conto che il pendio ormai degradava ed eravamo fuori dai pericoli e, due perchè ci ho messo mezzo secondo a preparare l'ultima calata. Mi spiace solo averli disturbati. In più Juanito mi ha accompagnato anche a prendere gli zaini che erano a qualche minuto di cammino (a passo veloce) nel bosco, caricandosi pure quello più grosso ...che persona! Non sono neppure mancati i consigli per la prossima volta, senza farla minimamente pesare.
Informarsi sul rientro, non lasciare il frontalino alla base della parete (come ho fatto io!), portarsi una felpa e un po' d'acqua. Tutte cose che farei in Grigna, ma che mai avrei pensato a Ponte Brolla, o meglio, ci avevo pensato ma con leggerezza e la conseguenza è stata il crearsi di una situazione potenzialmente pericolosa per me e per il mio compagno con meno esperienza...

Il tutto è finito bene e non ci siamo mai sentiti realmente in pericolo. Siamo sempre stati concentrati e veloci per sfruttare al meglio la luce della Luna che prima o poi sarebbe tramontata o finita dietro una nuvola. La progressione in discesa si è svolta così.
Il primo tratto difficile in conserva. Davide legato ad un estremo della corda (intera 55m) con nodo a otto copiato e doppio nodo di sicurezza, io allo stesso modo all'altro capo della corda, moschettone a ghiera nell'imbragatura e nodo barcaiolo a 10m circa, il resto della corda in spalla. Prima sosta con cordino in dyneema da 3m attorno ad una betulla viva (particolare da non sottovalutare!) e moschettone a ghiera a vite. Autoassicurazione alla sosta di entrambi con longe. Restiamo legati alla corda intera. Calata con mezzo barcaiolo su moschettone a ghiera inserito al vertice della sosta. Davide si autoassicura con longe già pronta all'albero successivo avvolgendolo con cordini in nylon da 7mm o dyneema e moschettoni a ghiera a vite.
Faccio passare la corda dall'altra parte dell'albero, avvolgo la restante parte della corda e la tengo nel braccio destro. Faccio il nodo machard sulla doppia e recupero la sosta. Mi calo in doppia solo con nodo machard, senza discensore (le calate non sono mai state verticali): faticoso, ma comunque sicuro cercando di non impigliare la corda nel sottobosco. E poi ci avrei messo una vita a infilare il discensore...
Arrivo in sosta.
Non mi attacco alla sosta del Davide, ma metto la mia in dyneema. Mi autoassicuro, mi slego dalla corda di cordata e recuperiamo la corda sperando che non si impigli (momento delicato!). Mi rilego alla corda di cordata, preparo la calata per Il Davide e via via così per un bel po' di volte... Qualche volta Davide è dovuto risalire un po' per scegliere una sosta adeguata ed è stato proprio bravo...tutti alberi vivi e sani!!!

Ah! Drotechopf vuole dire testa di cavolo, cretino o qualcosa del genere... Forse vuol dire che non siamo i primi deficienti ad arrampicare a Ponte Brolla!!!

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