Tentativo al Gletschhorn - cresta sud - 20 agosto 2014

...fatta poi con Fe e Carletto (Salita un anno dopo il 19 agosto 2016)...

Si dice e ridice che i più forti alpinisti siano quelli che tornano a casa con le loro gambe...ma non è sempre così. A volte non tornano nemmeno loro...
Io credo che invece quelli che tornano a casa siano spesso quelli ai quali il caso non si volge contro.

Detto questo, credo che la buona riuscita di una giornata in montagna non dipenda solo dal caso ma comunque, perchè no, anche da un po' di fortuna.

Soprattutto però, credo sia la conseguenza di un'adeguata pianificazione, preparazione tecnica, fisica, conoscenza dell'ambiente, esperienza e capacità di valutazione.
Se non interviene la sfortuna (a cui fermamente non credo e chiamo caso, perchè credo le cose succedano e basta) ci sono buone probabilità che sarà una buona giornata di montagna, tranquilla o agitata, dura o meno dura che sia, indipendentemente dal fatto che si raggiunga la meta oppure no.


Non credo nella sfortuna ma sono un po' scaramantico (anche prima della Nord del Granpa avevo trovato i chiodini!).

Giovedì 20 agosto per me è stata un'ottima giornata di montagna, anche se la cima del Gletschhorn non l'abbiamo raggiunta nè vista.
Mi spiace solo per Laura che era la seconda volta che provava a salirci e non è andata nemmeno questa.







Il meteo dà un po' di nuvole e così è.
Ci delizierà anche con qualche fiocchetto di condensa ghiacciata che inumidirà la roccia quanto basta per renderla a tratti saponosa.
Durante l'avvicinamento le cime però si mostrano a sprazzi in tutta la loro bellezza tra macchie di cielo blu e arriviamo lentamente all'attacco passando direttamente dal Tiefengletscher per poi piegare a destra per facili roccette, canali e neve verso la cresta sud del Gletschhorn che attacchiamo un po' più su e a sinistra della croce che è visibile nel tratto più piano della cresta stessa.
Togliamo i ramponi e ci agghindiamo con tutto il resto.





Vuole attaccare Laura e parte decisa sul primo tiro.
Io seguo con gli scarponi ma le loro vecchie suole consumate e arrotondate da anni di scavi paleontologici scivolano troppo e sono ormai da cambiare.
Fatico, mi cambio e metto le scarpette fermandomi su un terrazzino.
Arrivo in sosta stranito dal nuovo (per me) ambiente a cui non sono per nulla abituato e non scalo un gran che bene.
Vorrei provare a partire per il secondo tiro ma non mi sento ancora a mio agio e cedo volentieri il passo.
Laura lo domina facendolo sembrare facile nonostante presenti almeno un passo di IV.





Il terzo tiro mi attira come una calamita. Bello, proprio un bel diedro che si presenta piuttosto tecnico, appoggiato, con lame e canne verticali orientate in modo strano e non di facilissima lettura. Mi pare corto e il quarto ancoraggio mi sembra l'anello di sosta, mi sento di poterlo fare, allora parto.
Il diedro si rivela per me impegnativo e sono concentrato anche se rido spesso mentre Laura mi prende in giro per la fatica che faccio a uscirne. Ne esco però, nonostante la roccia scivoli sotto le scarpe e le mani coi polpastreli gelati non mi permettano di pinzare le canne verticali con sicurezza come farei di solito...il tiro però prosegue.
Tutti i tre tiri son lunghi circa 40m.
Fuori dal diedro la parete si appoggia molto e diventa facile e sulla sinistra c'è un anello di calata.
Poi si reimpenna e dopo l'ultimo spit ben visibile c'è ancora qualche passettino meno facile in placca verso l'alto a sinistra e forse il tratto chiave del tiro è questo.
Rinviando nell'anello di calata (cosa che sconsiglio o almeno farlo avendo l'accortezza di allungare la rinviata), la corda si angola e non viene più nonostante abbia allungato molto la rinviata successiva, allora mi assicuro ad uno spuntone sul filo di cresta, recupero a braccia cinque o sei metri di corda, e salgo con la dovuta attenzione i facili passaggi fino alla sosta.
Il quarto tiro dovrebbe essere un semplice trasferimento ma non troviamo indicazioni, spit, chiodi e men che meno la quarta sosta, dopo un po' di ricerche l'ora si fa tarda e decidiamo di scendere.


Questo, dopo qualche ricerca, dovrebbe essere il quarto tiro...

Ci caliamo dalla sosta 3 fino all'anello di calata superato poco prima e poi, da quello, scendiamo sul versante ovest per circa 25m.
Arriviamo ad un chiodo a U vecchio infilato in una lama un po' così ma pare affidabile.
Cambiamo il cordino vecchio e da questo facciamo altri 10 metri di calata in traverso (a sinistra fronte alla montagna) fino all'anello di calata compagno di quello precedente unito da due cordini e una fettuccia in daynemaa più o meno nuova e un luccicante maillon rapide.
Da questo, con una doppia siamo sul nevaio sul quale arrivano anche le doppie ufficiali spostate di qualche metro.







Scendiamo di buon passo fino alle roccette e gli sfasciumi intermedi cercando un canale di discesa ma risolviamo con un piccolo rilevamento geologico di 4 metri quadrati e un'altra doppia su uno spuntone in cui lasciamo un cordino e il mio mitico moschettone col teschio che saluto e ringrazio per questi dieci anni passati insieme in cui mi sono affezionato molto...ma lo tenevo proprio per questo. Era lui l'eletto.



Spero che qualche cercatore di cristalli o alpinista, passando di là, lo trovi grazie al cordino verde ben visibile e torni così a nuova vita aiutando ancora qualcuno...
Siamo entrambi sul ghiacciaio e scendiamo di buon passo fin quasi in fondo alla lingua a caccia di ometti sulle nuove morene di sponda e poi finalmente siamo intorno alla Albert-Heim-Hütte SAC per sentieri ben segnati e battuti su cui sfodero, con grande piacere per me e i miei piedi, le mie Brooks Cascadia da Trail Running fino alla macchina.
Il ritorno lo faremo in "quattro tiri di macchina" a comando alternato attanagliati entrambi da un sonno profondo...

Ciao Gracchio! Provaci tu senza le ali!

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