"Per Fortuna ho Perso il Treno!"

UNO

E' comodo il tuo divano Paolo! E hai ragione: Non avevo mai visto così tanta birra in un frigorifero.
E' vero che si vede dove cominciano tutte queste lattine e bottigliette ma non dove finiscono e non credo che riusciremo a berle tutte anche se questa storia ha dell'incredibile e ci metterò un po' a raccontarti i dettagli!
Mi piace pensare ai dettagli di questa storia...e più ci penso, più me ne vengono in mente!
E' strano anche che non te ne abbia ancora parlato, ma è così tanto che non ci vediamo.
In lab. ci si vedeva anche tutti i giorni poi appena laureati, una volta al mese ci facevamo una birra, poi una ogni tre mesi e, piano piano, sono già due anni che non riusciamo a vederci ...come sempre... e nel frattempo tu ti sei preso altre due lauree! Come passa il tempo...
Quando ti descrivo a qualcuno dico sempre che hai una dialettica estremamente affascinante ed è ancora così. Sei stato tu a insegnarmi che “Infida” è una parola piana come la maggior parte delle parole italiane e l'accento va sulla seconda i!
Peccato che sia io quello che scrive e a cui è capitata questa storia perchè se fosse capitata a te, sono certo che sarebbe nato un best seller!
E musica, ma la musica è nata ugualmente!
E' nata dal cuore ed è il linguaggio del cuore che dovrò utilizzare per raccontarti questa storia, mia e di Lei, perchè quello del cuore è anche il linguaggio che Lei utilizza, mischiato a lampi di genio e ragionamento...
Ma chi è Lei?
Non lo sapevo quel sabato, quando al Museo di Storia Naturale mi incastrarono facendomi lavorare per due feste di compleanno... Lo sanno, accidenti, che non lavoro coi bambini troppo piccoli e soprattutto per le feste, anche se me la cavo bene e alla fine son tutti molto contenti me compreso, eppure mi hanno incastrato dicendomi che erano due normali visite del museo, nella parte dedicata ai fossili ovviamente: il mio lavoro.
E' la prima volta in sei anni che riescono ad imbrogliarmi così.
Allora prendo il treno, pieno di gente che si reca a Milano a passare il Sabato. Chissà che ci trovano poi in una città come Milano in cui io salverei solo tre o quattro cose tra cui la meraviglia architettonica del Duomo, l'Università per cui sai benissimo che continuo a provare un sentimento di amore/odio, qualche ragazza ma non molte perchè a Milano ci sono molte musone, rissose e gradasse al volante, asciutte ed è anche difficile parlare insieme di qualche argomento decente... Io comunque non ci vado in macchina a Milano. Ci vado in treno o in bicicletta. Ultimamente non prendo nemmeno troppo la metropolitana e se non sono in bici, vado a piedi e divento io gradasso con i ciclisti da marciapiede e gli autisti impegnati al telefonino o al clacson!!!
Ma se non avessi preso il metrò per tornare in stazione quel giorno, non avrei questa storia da raccontarti ed è una storia incredibile te lo assicuro.
Allora torniamo a Cadorna, alla stazione della metropolitana verde, perchè è lì che sto scendendo le scale e quante volte le ho fatte quelle scale... Di corsa, oppure camminando lentamente, stanco e stufo per qualcosa o qualcuno, qualche storia te l'ho già raccontata Paolo e lo sai come scendevo io da quelle scale qualche anno fa. Le scendevo barcollando a testa bassa, arrabbiato con me, con la vita e deluso... ma mi piace di più ricordarmi quando le scendevo cinque gradini alla volta per far presto e non perdere il treno ed arrivare a casa ed uscire a cavallo della mia belva d'acciaio e pedalare sempre, fino a tarda sera...
In questi ultimi anni però sto bene, non guardo troppo gli orologi, cerco semplicemente di passare bene il tempo che mi è concesso e direi che è sabato pomeriggio inoltrato e sto scendendo quelle scale al trotto, a testa alta ma non troppo, petto in fuori e mi guardo attorno.
Arrivo sulla banchina e la attraverso quasi per abitudine. Sulla prima panchina a destra noto una ragazza bellissima e che mi piace davvero tanto. Mi resta impresso il suo viso, e lo sguardo che purtroppo non incrocio. E' appena cominciato l'autunno, si sta ancora bene ma bisogna coprirsi un po'. Io ho i miei jeans preferiti, che metto di rado ma ci sto bene e la mia felpa gialla del primo anno di Valentino Rossi in Yamaha. Pur non essendo tifoso di motociclismo, amo i colori e soprattutto il giallo e quando mi han regalato questa felpa mi è subito piaciuta e ho cominciato a metterla spesso.
Lei è vestita di un colore scuro. Ammetto che non ricordo come fosse vestita, il che è abbastanza strano, ma mi ricordo con estrema precisione il suo cappellino di lana, la sua pettinatura con i capelli lisci, leggermente mossi e lunghi, quanto basta per piacermi un sacco, gli occhi dallo sguardo scuro, caldo e profondo e uno stupendo nasino. Il taglio delle labbra mi piace, il resto non so. Non è estate e non tutto si nota ma nell'insieme mi sembra leggera. E' bella, proprio bella questa ragazza e mi ha colpito.
Passo oltre ovviamente. Si, ovviamente perchè di belle ragazze ne ho viste tante e non mi piace l'idea di fermarmi alla bellezza come primo motivo di interesse. Non voglio fare il moralista, anzi, una ragazza, una donna, mi deve piacere molto fisicamente per avere tutto il mio interesse e penso sia normale, solo che la bellezza acceca e comunque non mi basta. E poi comunque è facile essere belle a 25 anni, lo so, non sempre ma non voglio offendere nessuna, e poi questo è un altro discorso...
Passo oltre a quel capolavoro della Natura, mi fermo venti metri più in là e non posso nemmeno voltarmi a guardarla perchè la banchina del metrò si riempie di gente in un batter di ciglia e tra me e lei ci saranno già una trentina di persone. Mi ha colpito ma già non ci penso più.
Arriva il metrò e mi siedo nel vagone piuttosto libero e torno ai miei pensieri, assorto ma anche un po' stanco della giornata impegnativa. Un paio di fermate dopo mi accorgo che Lei si è seduta di fianco a me. Non faccio nulla, penso e basta ma me la godo un poco. E' una bella sensazione averla al mio fianco. Ha certamente un buon odore, da vicino è ancor più carina e mi spiace per lei notare che ha il mio stesso vizio di devastarsi i polpastrelli mangiandosi le pellicine delle dita...
E' un brutto vizio, non tanto perchè sia poco igienico. Io ad esempio non mangio le pellicine se sono in giro per Milano. Arrivo a casa o al lavoro e lavo le mani e le rosicchio quando sono al computer o studio o penso nervosamente, anche ora, ogni tanto, vorrei non farlo ma poi...
Anche lei fa lo stesso. Qui non accenna ad avvicinare le sue dita alla bocca. Mi sono accorto di questo solo perchè le ho guardato le mani che sono piccole ma sembrano anche abbastanza forti.
Mentre mi alzo e mi avvicino alla porta penso alle sue mani ed è già diventata qualcosa di più che solo una bella ragazza.
Uscendo dalla porta del metrò mi accorgo che è l'ora del mio treno e allora scatta la gara, mi spiego: quando tutti corrono per prendere il treno io devo uscire dalla scaletta sul binario per primo e non tollero il fallimento!
Quando arrivo poi al treno, se sono abbastanza lucido mi metto a mezza porta ad aspettare i ritardatari in modo che non vengano chiuse le porte. Qualcuno ringrazia e, una volta una ragazza si fermò sulla porta e mi disse:”Ma tu corri benissimo!”.
Disse “Benissimo”, non fortissimo! L'estrema velocità era sottintesa ma la mia corsa al treno è ormai di precisione balistica e sarebbe degna di una gara di atletica leggera e, devo ammettere che sentendola mi si illuminarono gli occhi, la ringraziai per averlo notato e lei sparì. Ancora oggi è uno dei complimenti che ricordo con più piacere e purtroppo non so chi me l'abbia fatto...
E' una cosa che cominciai a fare quando tornavo a casa dalle scuole superiori, poi dal Militare e poi i primi anni di università fino a che un problema di salute piuttosto serio mi fermò... Da qualche anno mi sono ripreso almeno per metà ed ho ricominciato con maggior determinazione a prendere come una sfida l'uscita in prima posizione dalla scaletta del binario, quasi a voler testare il mio stato di salute e di conseguenza saltare fuori come un proiettile quasi ad andare in orbita!
Si aprono le porte, non so che ora sia, non porto l'orologio da polso e nel tempo che mi accorgo dell'ora sull'orologio della stazione, molta gente mi è già passata davanti, allora comincia la fase più complicata e delicata: superare la massa lenta senza far danni e spaventare nessuno.
Non tutti immaginano quanto si possa correre forte e la corsa, quando ben fatta, è un gesto che esprime forza e controllo, soprattutto quando ci sono di mezzo le curve, ma può anche fare molta paura in uno sfioro o molto male in una collisione, allora ogni sorpasso deve essere fatto alla giusta distanza e velocità dai normali utenti del metrò!
Se non riesco a superare tutti entro la prima scala, devo risolvere la situazione appena fuori dai cancelletti. Ho una trentina di metri prima della seconda rampa di scale che affronto in piena curva...
Oggi sono 'avantissimo'!
Fuori dai cancelletti ho già passato tutti e imposto la curva a sinistra inclinandomi pericolosamente. Sfioro il corrimano a fianco di quei sei o sette gradini e sto già impostando la curva verso destra per entrare sull'ultima rampa di scale a tutta velocità. Col primo passo faccio un gradino solo, per cambiare direzione e ritmo, poi due gradini alla volta per una ventina di gradini finché non sento il rumore del treno che è già partito e rallento come il motore di una vecchia vespa che fa fatica a spegnersi. Arrivano gli altri, quelli più veloci a parte me s'intende e mi giro per avvisarli che ci è sfuggito il treno ma c'è solo una persona che esce poco dietro a me ed è Lei...
Esausti dalla corsa, non so come abbia funzionato, ma gli ultimi cinque o dieci gradini li abbiamo fatti a tira e molla, due parole io e due lei, due gradini Lei e uno io, due io e uno Lei, ma l'ultimo lo abbiamo fatto insieme e a quella panchina che stava lì di fronte, ci siamo arrivati che eravamo ancora fianco a fianco e nessuno aveva voglia di congedarsi dall'altro, ma sarebbe bastato un soffio di vento, un biglietto da comprare, una telefonata e ciao, andata. Invece io ero seduto a gambe incrociate con la schiena appoggiata al muro della stazione e Lei era lì seduta a gambe incrociate di fianco a me ma anche un poco di fronte su quella grande e benedetta panchina. Qualche secondo ci serve per riprenderci un attimo dalla corsa, ma subito ci presentiamo.
Lei si chiama Sara.
Solo un'altra volta, molti anni prima, mi era capitato di restare fulminato da una ragazza e qualche giorno dopo trovarmi al suo fianco, ma questa volta passa solo qualche minuto ed eccoci lì a parlare e a parlare di chi siamo, di cosa facciamo...
L'unica sensazione che non mi piace è una piccola cosa che funziona in modo inverso al piacere di conoscerla. Ho già paura che mi chiederà di rivederci! Io sono così, sono un piccolo disastro, un ingarbuglio di rami di arbusti spinosi che non sai mai qual'è uno e qual'è l'altro e quando ne tagli uno ne sono già cresciuti altri cinque...
Comunque le parlo del mio lavoro, ma soprattutto di quello estivo su allo scavo della Grigna e alla grotta del Monte Generoso... Lei mi parla del suo: mi dice che farà l'infermiera e che non è solo un lavoro, ma è una scelta di vita... Sembra fatta anche per quello, per aiutare magari anche solo con un sorriso o con una parola, una frase...
Mi piace la sua voce!
Le sue frasi dovresti ascoltarle. Al di là della sua bella voce, sono difficili alle volte e non immediate, ma io non fatico a capirla. Deve essere una ragazza che ha letto o legge molto perchè cita autori ed espressioni che io non ho mai sentito, ma ho sempre saputo di essere ignorantissimo in molti aspetti tra cui questo...
Sara oggi è in vacanza e arriva dall'altra parte di Milano dove è andata ad incontrare una signora indiana che regala abbracci!!! I punti esclamativi ce li metto io, perchè ho subito sorriso e le ho detto che io credo negli abbracci veri di chi mi sta vicino, ma tra me e me penso anche che sia un bel modo particolare di passare il pomeriggio e di ricordarsi che si può abbracciare e farsi abbracciare...
Parliamo della vita e di qualche modo in cui prenderla e in cui prendere le cose di tutti i giorni. Lei mi dice che, come ha scritto qualcuno, si dovrebbero vivere le cose sempre come se fosse l'ultima volta e io aggiungo:”fino a quella successiva!”. Non mi piacciono le frasi già scritte, o meglio quelle che mi piacciono si fermano a sciocchezze del genere “Adoro i piani ben riusciti” detta da Hannibal Smith dell'A-Team...
Lei utilizza frasi di rango decisamente più elevato! Sara ha 22 anni, io 33 quasi 34.
Lei si accende una sigaretta, dopo avermene offerta una che rifiuto ringraziando, e si mette sotto vento in modo da non infastidirmi. Io le spiego che non amo troppo andare in giro con la pubblicità delle sigarette sulla felpa, ma che non mi sento nemmeno troppo in colpa e mi piace il giallo della mia felpa! Ne approfitto per fare una piccola telefonata a mio fratello perchè passerò la serata da lui coi suoi amici musicisti, ma ormai io e Sara siamo vicini e non ci lasciamo per una telefonata o una sigaretta!
Arriva il treno e ci sediamo uno in fronte all'altra e continuiamo a chiacchierare. Parliamo ancora della vita, Lei mi parla del Nirvana e io, dopo essermi fatto spiegare cos'è, le dico che sono nella condizione nettamente opposta! Le dico che in metrò mi sono accorto che si rosicchia le dita, che era vicino a me e lei mi dice che non si era accorta e che è una stordita!!! Parliamo ancora della corsa per prendere il treno e mi dice che se avesse avuto le scarpe giuste mi avrebbe dato del filo da torcere e le dico che per me sarebbe un grande piacere vederlo! Parliamo ancora, ma per poco perchè il viaggio è breve. In stazione ad aspettare ci siamo stati quasi un'ora, cinquantanove minuti per l'esattezza e il mio viaggio dura meno di venti minuti, il suo una trentina. Non siamo dello stesso paese. Ci separano dieci chilometri circa.
Il tempo a disposizione sta finendo e le mie due vocine stanno facendo un violentissimo incontro di box! Una parte tiene stretta la mia nuova splendida amica e la sta baciando dappertutto, mentre l'altra si trova in fuga solitaria nel silenzio di qualche cima delle Alpi. Vince la seconda, come sempre.
Mi alzo, verifico di aver ben memorizzato il suo nome e la saluto con un:“Allora ci si vede sul treno”. Lei subito risponde:”Ma... così?”
E' qui che la mia parte solitaria e indomabile si comporta come un coniglietto impaurito facendo davvero la figura dell'imbecille. E' qui che rovino tutto.
Non è da molto che c'è facebook in Italia e Sara ha già più di 1200 contatti, la vogliono tutti, donne e uomini e io sto scappando a tutta birra... Fifone!
...ma non mi disprezzo per questo ed è stato un fantastico incontro! Ciao Sara! Ciao! Due baci sulle guance e via...
La penserò tutta sera e ne parlerò anche a Gianpiero, il maestro, mentre si fuma una sigaretta sul pianerottolo della casa di mio fratello ed io gli faccio compagnia senza fumare...
Diciamo che il fumo passivo mi piace o lo odio a seconda di chi è che lo fa e comunque in modiche quantità!
Passeranno quattro giorni molto ispirati, di quelli in cui la musica preme e spinge per uscire, come una miccia accesa fino a che poi la bomba esplode, ma per farla esplodere passeranno quattro giorni.
Bastano quattro giorni per incontrarla di nuovo.

DUE

Sara, per arrivare al luogo dei suoi studi, prende abitualmente almeno un paio di treni prima del mio, per questo non ci siamo mai incrociati nonostante facciamo quasi lo stesso percorso, ma quel giorno i treni sono tutti bloccati e ce n'è uno fermo ormai da un'oretta nella 'mia' stazione... Percorro la banchina per tutta la lunghezza del treno e mi rendo conto che è pienissimo, fino a che, nella folla vedo Lei, abbracciata stretta ad un ragazzo. Mi fermo impietrito, ma è più la gioia nel vederla che la delusione di vederla abbracciata ad un altro. La situazione poi diventa davvero bella quando mi rendo conto che si disimpegna, esce quasi dal treno e viene a salutarmi con un sorriso bellissimo... Ciao Sara! Ciao! Scusami ma devo scappare a casa a prender la bicicletta per andare al lavoro. Una classe di terza elementare mi aspetta in Museo e non posso fare tardi...
Questa è la seconda volta che ci siamo incontrati!
Per fortuna che esiste la bicicletta! Io pedalo e mi piace un sacco, mi rilasso, mi guardo in giro, mi diverto a guidare, un po' di sur-place, qualche piccola impennata, un controsterzo con la ruota posteriore che slitta nelle rotaie del tram ed è una delle situazioni migliori in cui prendermi: Lo Ste mentre va in Bicicletta! Ho girato le Alpi dal Trentino fino a Nizza, un po' alla volta, la Corsica, la Valle d'Aosta e le 'mie' campagne in lungo e in largo...
Un bell'incontro, un bel giro in bicicletta, una bella giornata di lavoro e Sara diventa finalmente una canzone...(ascoltala a questo link!) E' inevitabile mettermi al piano, alla chitarra, alle tastiere e passare qualche sera/notte nel mio home studio fino a che dal masterizzatore non esce un CD con la sua musica, come dal forno una torta di mele ben cotta con tutto il suo profumo che inebria l'aria...
Da un po' di tempo ho deciso di non lasciare le musiche nell'armadio e le metto su internet, ma se possibile le do prima alla mia musa... Ma in questo caso come faccio?
Metto il CD nello zaino e spero di incontrare nuovamente questa meravigliosa ragazza!
Passano giorni, settimane ed è un mesetto che non la vedo ma non perdo la speranza di poter dare a Sara la sua canzone.

TRE

E' quasi Natale.

Io vado a Milano per l'ultimo giorno di lavoro non in museo ma in Università, poi dovranno passare le vacanze natalizie prima di ricominciare il mio disordinato avanti e in dietro a Milano. Disordinato perchè non è di tutti i giorni e gli orari son sempre diversi...
Sto aspettando il treno che va verso casa. Arriva, apre le porte e sto fuori ancora un attimo a prendere un po' di aria. E' aria di Milano, ma è sempre meglio di quella del treno! Arriva con passo svelto una ragazza e sale sul treno. Potrebbe essere lei, ma è buio e non ne sono certo. Salgo sul vagone, faccio per sedermi e c'è Sara e in quel momento penso che Gesù Bambino esista davvero! Non è proprio di fronte a me, ma molto vicina. E' dalla parte opposta del corridoio e, quando la gente ci vede così presi bene dal nostro incontro, si fa in quattro per farci sedere uno di fronte all'altro. Ci sono ancora tante persone gentili...
Sara è molto contenta ed io anche! Mi racconta che oggi è andata a vedere la laurea di un'amica e poi, tornando a casa, in centro ha trovato un banchetto dell'AVSI, un'associazione di volontariato (devo avere ancora il volantino che mi ha dato quella sera da qualche parte!) che raccoglieva soldi per i bambini e, non avendo soldi, si è offerta di aiutarli a raccoglierne per loro ed è riuscita a raccoglierne un po'!
Poi mi dice:”Stefano, ma questi incontri così casuali?” Io la capisco ma vorrei nascondermi nel sedile del treno. La parte fuggitiva di me vince sempre e anche questa volta ha vinto...
Poco prima di salutarla alla fine del mio breve viaggio, estraggo il CD dal mio zainetto e glie lo regalo, ci penso da un mese e da quando l'ho vista stasera non penso ad altro . Sono visibilmente emozionato e lei sembra un po' stupita e contenta. Mi regala anche i biscotti che le hanno dato quelli dell'AVSI per ringraziarla dell'aiuto e io le dico che li mangerò a Natale.
La saluto e mi abbraccia. Ma quell'abbraccio me lo porto in giro ancora adesso.
Come se me la sentissi ancora addosso. Se mi avesse stretto ancora un secondo, l'avrei portata via. Mi ha abbracciato che, così, non so quante volte mi è capitato. Proprio un bell'abbraccio davvero.
Caldo e preciso!
Sembrava mi abbracciasse da sempre...
Scendo dal treno che sono tutto un fermento. Un misto di adrenalina, di endorfine e di dubbi sulla possibilità che potrebbe essere l'ultima volta che l'ho incontrata. L'ho persa.
Ma le ho dato la sua canzone e l'eccitazione e la felicità sono così grandi che sprizzo gioia e vita da tutti i pori. Non so se fa freddo, se fa caldo, non lo sento. Quella sera avrei camminato comunque sentendomi ad un metro da terra...
La notte passa difficile e non è che dorma un gran che, a parte un paio d'ore quando crollo al mattino...
Fortuna che sono in ferie .Ci sono le vacanze natalizie, quindi niente scuole in Museo e dipartimento in Università chiuso. Sono le mie vacanze più lunghe dell'anno perchè poi d'estate lavoro sempre in montagna agli scavi paleontologici o per far da guida in grotta ai turisti...
In questo periodo arriva anche l'amico Davide da Chicago e casa mia è sempre aperta per fare un po' di festa con i nostri amici in comune che, inevitabilmente, vengono a saper tutti di Sara!!! E' più forte di me e, certi segreti riesco a tenerli solo in famiglia...
Trovo il tempo per andare a trovare Piero che correva con me qualche anno fa ed ora si trova in una brutta situazione di salute. la famiglia si è trovata ad affrontare grandissime difficoltà ma è forte e tira avanti con grande spirito. Davide, suo figlio che ho visto crescere e diventare grande, è una forza della natura ed è sempre sorridente e anche arrabbiato con quella parte del mondo disonesta e ingiusta e mi trova sempre d'accordo nelle sue affermazioni. Quella sera faccio in tempo a raccontargli di Sara, che studia per diventare infermiera, ma quando arrivo a casa sua lui deve sempre uscire oppure è appena rientrato! E' sempre fuori di sera, in palestra ad insegnare o ad allenarsi o altrove e, lui conosce una Sara infermiera del suo paese che è lo stesso dove abita Sara. Lavora in un pub ed è nei suoi contatti di fb. Mi mostra la sua pagina ed è LEI.
Ho risolto il problema della precarietà dei nostri incontri ...almeno così sembra...
Paolo adesso devi immaginare la mia faccia, nel momento in cui ho visto che era lei, lì, a portata di clic a partire dalla mattina dopo. Sapevo nome e cognome e potevo guardarla tutte le volte che volevo ...ma solo al computer...
Devo guardare appunto nella memoria del mio computer dove ho registrato quel poco che si può registrare, solo le parole, qualche immagine e non certo le emozioni, per risalire a quando le ho scritto la prima volta:”Ciao mia stupenda amica del treno...”.
Era il 24 dicembre di tre anni fa... Già tre anni!
Servono un paio di giorni per avere risposta ed è il mio onomastico. Il giorno prima ho mangiato i biscotti più buoni del mondo, indipendentemente dal loro sapore comunque gradevole e Il mio onomastico comincia con gli auguri dei miei famigliari e poi la lettura di quel che mi ha scritto Sara! “Splendido...” Non sto nella pelle e già mi disturba aver solo la connessione a 54k, quella vecchia del telefono... Le rispondo e vorrei stare lì ad aspettare un suo segnale senza fare altro, senza mangiare né respirare, senza aspettare un secondo di più ogni sua parola...
Per fortuna ho capito un po' di tempo fa che il tempo non te lo ridanno indietro e aspettare e basta non è un buon modo di utilizzarlo...
Il tempo lo passo bene invece, un po' con gli amici, un po' a correre, un po' ad arrampicare, suonare, qualche lavoretto a casa e le cose di tutti i giorni, ma anche con Sara a cui scrivo sempre di più e mi devo tenere a freno per non esagerare ed annegarla di parole. Anche Lei sembra apprezzare il fatto di esprimersi senza usare filtri al cervello... Io i filtri li ho usati solo per difendermi dagli altri e da me stesso e per mantenermi un lavoro, ma con lei posso parlare di cuore, del piacere di fare le cose più facili, di fare chilometri ed ho la sua comprensione, fin troppa...

QUATTRO

A vacanze natalizie ultimate torno al lavoro e soprattutto le colleghe si accorgono della gioia che mi pervade, anche Diegus con cui lavoro e chiacchiero spesso, e Andrea e Davide che confessa un po' di invidia nei miei confronti perchè lui ha sempre cercato altro ed invece è bello così. Devo ammetterlo, Sara mi manca e ho già cominciato a scrivere una nuova canzone (link-ascoltala!) che comincia così:”Come un raggio di sole scaldi tu”...ora sono io che vorrei vederla presto ...o subito...
Questa volta ascolto il cuore, la parte che vorrebbe stare con Sara, una sera, uscito dalla riunione AVIS del venerdi sera, prendo la macchina e vado a trovarla mentre lavora nel pub.
C'è un sacco di gente, confusione, tutti a far festa e a divertirsi in un modo che per me è così strano e lontano, vorrei quasi scappare ma dentro c'è Lei e allora faccio uno sforzo e in dieci minuti a chiedere permesso riesco a entrare ed è lì, raggiante, sorridente, gentile e spigliata mentre si intrufola tra i tavoli dei clienti...Anche lei è una cliente del pub e dice che metà di quel che guadagna lo spende lì!!!
Quando mi vede, mi viene incontro ed io le confesso subito che sono così emozionato e probabilmente mi confondo con le piastrelle del pavimento, “Ma avevo voglia di vederti” ... Sara però mi fa subito un bel complimento:“Stefano, ma sei un raggio di sole”!
Vorrei dirle subito che glie l'ho scritto anche io, ma riesco giusto a sorridere! Il cuore palpita e non articolo parola, forse dico un paio di sciocchezze, la osservo un po' mentre fa avanti e indietro coi vassoi e ogni volta si ferma sempre qualche secondo da me e mi sta vicina!
Riesce a farmi sentire nel posto giusto, vicino a Lei...
Nei pub di solito mi sento a mio agio solo quando suono con la band... Dieci minuti, un quarto d'ora e la lascio al suo lavoro, la saluto, ci abbracciamo e ci salutiamo. Appena prima di uscire mi volto e Sara che mi sta ancora guardando mi soffia un bacio dalle sue mani ed è così dolce sentirlo arrivare al cuore.
L'indomani sono su internet ma non arriva nulla, nemmeno due giorni dopo, nemmeno tre... Do la scusa agli esami. Sta finendo gli studi ed io so cosa vuole dire studiare. Non sono mai stato un genio e ne ho dovute passare di ore sui libri quando studiavo all'Università...Aspetto un segnale per sei giorni, le scrivo e faccio l'in bocca al lupo per un'esame e mi risponde, aggiunge anche grazie per essere andato a trovarla l'altra sera e le scuse per non aver tempo di scrivere ma è un periodo un po' così...
Io aspetto in silenzio, ogni tanto le scrivo, ma è sempre troppo, l'ho ripersa, peccato. Al diavolo internet! Comunque la canzone la finisco e glie la spedisco, mi ringrazia, mi dice che piange ascoltandola ma tiene tutto per se come a non voler dar fastidio o a non voler farsi infastidire, ma il pezzo almeno le piace.
Sara, che mi ha risvegliato il cuore, non la vedrò e non la sentirò più. Si laureerà, smetterà anche di prendere il treno e resterà un bel ricordo di una grande storia che stava per decollare ed invece svanirà nel vento...
Ma non svanisce nulla. Aveva ragione lei quando mi disse ”Il tempo non spegnerà nulla”. Non aveva ragione solo quando mi disse “Farò di tutto per farmi coltivare dal tuo cuore”.
...O forse aveva capito che l'unico modo per farsi coltivare dal mio cuore è scappare e non farsi agguantare, perchè il mio è così, di tutti e di nessuno, come quello di un animale selvatico ed una volta che ti ho preso è finito il divertimento e non si può pretendere troppo da un cuore selvatico... No, non si fa così! Ma io avevo riflettuto questa volta e avevo deciso per il si, per ascoltare la parte buona del cuore o almeno quella che sembra buona...
Una cosa certa c'è: è una storia leggera ed è bella. Tutto torna e tutto combacia. Anche i nostri tempi a volte, ma intanto è passato un anno...

CINQUE

Lavoro sempre a Milano in Università su dai paleontologi a preparare fossili e nel frattempo conosco altra gente, con una nuova amica di treno dottoranda a Milano ci facciamo compagnia durante il viaggio, parliamo tanto. Jessica ed io abbiamo molti argomenti in comune, a parte il suo ragazzo di cui mi racconta spesso!!! Ma a me non interessa, va bene così! Buoni amici di treno e si chiacchiera dei nostri momenti di sport, bicicletta per prima e montagna per seconda, mare, Corsica e si parla un sacco anche di Università e della vita.
Chi mi conosce lo sa che sono un chiacchierone e mi piace parlare con chi ha degli argomenti interessanti e Jessica senza dubbio ne ha!
Un giorno, la vedo un po' strana e nervosetta... Lo si nota, ma non faccio domande, poi mi dice:”Stefano ho visitato il tuo sito!” ed io sono veramente contento di questo! Aggiunge anche che ha ascoltato le mie musiche al che io sprizzo felicità e gioia e poi...
“Ma quella del treno sono io?”.
Accidenti!!! Ecco il motivo di tanto nervosismo ed ora cosa le dico?
Da una parte sono dispiaciuto che non sia lei, perchè è bello credo sentirsi un po' importanti e corteggiati, dall'altra invece sono felice di poterle raccontare di Sara e di poterle dire di star tranquilla e di continuare a chiacchierar con me con la leggerezza nel cuore e che non ho nessuna intenzione di mettermi in mezzo alla sua storia...
E' una situazione che però non si risolverà lì.
Non mi pare convinta ma che ci devo fare più che spiegarglielo e riderci un po' su?
Sono un po' dispiaciuto però per l'imbarazzo che le ho causato, ma anche molto contento di aver pensato ancora a Lei. E' vero che il tempo non ha spento nulla. In quel pezzo di cuore che mi ha preso Sara, il fuoco è ancora acceso e brucia sano e forte come non mai anche se è un anno che non ci incrociamo più.
I miei orari ballerini non mi permettono di incontrare tutti i giorni la mia nuova e dubbiosa amica di treno! Ci vediamo un paio di volte al mese e per me è sempre un piacere ma, una mattina il piacere sale alle stelle fino ad esplodere quando, scendendo le scale della stazione a Milano insieme a lei mi sto per scontrare letteralmente con Sara, bella come non mai. La abbraccio così forte che temo per le sue costole. Sono così felice. Dico a Jessica che è lei quella della canzone mentre tengo abbracciata la mia splendida amica del treno!
Sta andando in ospedale dove ha studiato per sistemare alcune cose, ultimi impegni post-laurea.
Non sto nella pelle.
Sono felicissimo e le quasi venti fermate finiscono subito e mi tocca salutarla.
Durante i saluti sono tutto scoordinato! Do una zainata a destra, schiaccio un piede a sinistra, blocco la porta ai passeggeri che devono salire e scendere come un cucciolo di cane di sei mesi, quando è felice perchè è arrivato il padrone a cui è più affezionato e non riesce a trattenersi dal muoversi, saltare e mordere...
Non mordo Sara ma poco ci manca e, comunque, una mordicchiatina glie l'avrei data proprio volentieri!!!
Jessica mi guarda e mi dice:”Eri contento di vederla, eh?” Ed io:”Si Vedeva, eh?” e Jessica:”Comunque anche lei era contenta di averti incontrato”.
“Adesso ci credi?”
“Adesso sì!”.

SEI

Si, ok ma lei è andata via un'altra volta e anche io sono andato via...
Ormai è sparita anche da internet. Le invio una o due mail senza aver risposta e mi rimetto a vivere come sempre, come prima. Se avesse voluto cercarmi lo avrebbe fatto.
Comunque non è mai stato un peso aspettare Sara. Bisogna vivere, non aspettare a vivere e mi riesce bene ultimamente, al lavoro, al CAI, in palestra, in AVIS, con gli amici, le amiche e a casa...
Passa un inverno e arriva quasi l'estate. Comincia a far caldo e le scuole stanno per finire, ho uno degli ultimi appuntamenti per far lezione in Museo, precisamente al laboratorio di Via Manin e chi mi trovo di fianco mentre esco dal treno?
Sara, ovviamente... Ma è incredibile!
Lei ha finito da qualche mese di studiare a Milano e per me è l'ultimo giorno che ci verrò per quest'anno scolastico. Si chiacchiera tanto, lei è proprio stupenda e ormai mi sono abituato a non avere Sara nella mia vita, ma è così una bella storia da vivere, da raccontare e da serbare nel cuore e quando la vedo mi sembra di averla salutata ieri, però vorrei già non dover lavorare e vorrei stare vicino a lei tutto il giorno... Devo scendere dal metrò! “Anch'io” mi dice.
“Dove vai?”.
“All'ambasciata degli Stati Uniti d'America ad incontrarmi con un'amica”.
Vedi? E' pazzesco. L'Ambasciata è la via prima di Via Manin, dove c'è il laboratorio in cui lavorerò oggi, quindi me la porterò ancora in giro, raggiante d'estate nel suo fantastico vestitino azzurro! Sono anche io raggiante quando vado in giro con Lei!
“Si vede!” mi dice Paolo. “Sei raggiante anche ora che stai raccontando!”.
Ci salutiamo.
Dieci minuti prima di lasciarci mi da un indirizzo internet di 'myspace' dove ha aperto un piccolo account e sono contento di poterla rintracciare ancora. La abbraccio e godo per l'ultima volta del suo sorriso, come se fosse l'ultimo, prima del prossimo che spero già sarà presto!
Lavoro estasiato, vedo Diegus il mio collega e gli racconto della bella giornata e del mio incontro. Torno a casa e vado a guardarmi subito la sua pagina internet, una delle sue foto diventa il mio desktop e le vorrei già scrivere.
Bisogna però aprire un account, quindi in myspace ce n'è stato anche uno col mio nome e cognome, ma solo per poco tempo perchè Sara ha abbandonato praticamente subito dopo il nostro incontro quell'account ...e l'ho persa di nuovo...

SETTE

Le sue due canzoni sono ancora le ultime che ho scritto nonché quelle che suono di più al pianoforte, fino a che un giorno di giugno ne scrivo una che rivanga i miei sogni di ciclista che voleva (e comunque se potessi vorrei ancora) vincere il giro d'Italia! (link-ascoltala!)
La scrivo il giorno che Ivan Basso torna a vincere il Giro. Qualche mese dopo sognando una mia vecchia amica, ovvero la 'mia' Criss che non è per niente mia, ne scrivo un'altra (link-ascoltala!) e il testo dice:”Ho sistemato tutto”.
E' passato un anno e di Sara nemmeno l'ombra. Ormai chissà dov'è, dove lavora, dove vive, che fa...
Nel frattempo la invito anche ad una grigliata con gli amici via internet ma il messaggio non verrà mai aperto...Ormai l'ho persa definitivamente. Ogni volta che mi capita di passare dal suo paese per qualche motivo, mi guardo attorno sperando di trovarla ma si sa, quando si cerca qualcuno non si trova quasi mai e lo si trova quando meno te lo aspetti... Io però, dopo le ultime volte, mi aspettavo sempre di trovarla prima o poi ma il tempo passava come sempre, bene e veloce.
Gli attimi di sconforto per svariati motivi li combattevo e cercavo di vivere al meglio e mi riusciva...
Ogni tanto pensavo a Sara, diciamo pure spesso.
Il mio pensiero è sempre impegnato e se non muovo le mani o le gambe, almeno la testa si muove. Quella non si ferma mai!
Passa un anno, torna la primavera e passa l'estate, una stagione in cui conosco un sacco di gente ed un'altra stupenda Sarah con cui trascorro dei bei momenti comunque molto teneri a risolvere un lieve errore di valutazione: Quando ci siamo incontrati la prima volta, io pensavo che lei avesse cinque o sei anni in più, lei pensava che io avessi cinque o sei anni in meno e ci siamo trovati con 17 anni di differenza. Decisamente troppi vista la sua giovanissima età!!!
Durante la stagione estiva ricomincio a viaggiare un po' in bici. Ormai viaggio sempre più raramente tra casa e Milano e se posso, lo faccio in bicicletta.
Quei pochi lavori che ho sono altrove, su qualche montagna delle Prealpi su cui conduco qualche esplorazione Geo-Paleontologica a tappeto ma, nonostante tutto, mantengo i contatti con Milano, col Museo di Storia Naturale e con L'Università. I quaranta km tra andata e ritorno da casa mia a Milano mi tengono ben allenato e decido di continuare i miei trasferimenti ciclistici anche in autunno, complice anche il bellissimo Sole e il caldo che si protrae molto avanti nella stagione. Non nego che il trasferimento più bello sia però il rientro serale dalla palestra di arrampicata fino a casa. Sono solo sette chilometri che faccio al buio, spesso dopo mezzanotte, su una lunga pista ciclabile lungo un canale dove ogni tanto incontro anche una volpe. Così mi sento ancor di più parte di quel che mi sta intorno e sto meglio.
Pedalare di notte poi mi è sempre piaciuto ...se poi c'è anche la Luna mi riempio così tanto di emozioni e di gioia...
Sono tornato quasi un ciclista anche se non così forte come quando correvo in mountain bike da Juniores, ma non c'è male. Riesco a concatenare anche due bei passi tra Valtellina e Valcamonica insieme a mio fratello e sono molto contento. E' un bel periodo. L'unica cosa che mi intristisce un po' è continuare a vedere amici e amiche laureati in Scienze che se ne vanno dall'Italia anche se loro hanno perfettamente ragione di farlo...
Passano settimane e il mio lavoro sta scemando e capisco sempre di più gli amici che han fatto il grande passo, ma a me non va di andare via per ora...
Non sono più né in lab all'Università, né in museo, ma si laurea un amico e decido di andare ad ascoltare il suo discorso di presentazione.
Oggi treno! Così arrivo un po' più presentabile agli occhi del neo ingegnere ambientale, allora scavalco come ogni volta la staccionata del ponte sul canale per risparmiare tempo, arrivo in stazione e... Treno soppresso! E quello dopo chissà!
Non devo nemmeno pensarci un attimo per ritornare sui miei passi e, dopo essermi cambiato, inforcare la bicicletta e partire alla volta del Politecnico di Milano...
Peccato che arrivi in ritardo e non riesca a vedere la presentazione. Faccio comunque un paio di begli incontri, passo in dipartimento di Scienze della Terra a salutare qualche amico e poi mi rimetto in sella dirigendomi verso casa.
Sto uscendo da Milano ed è una cosa che mi piace sempre perchè, per quanto la mia zona non sia la più pulita del Mondo, si sente ancora il profumo dell'aria, dei fiori, delle foglie, del mais e del riso appena tagliati e di tutta la vegetazione ancora rigogliosa e uscendo da Milano i profumi vengono accentuati...
Anche la temperatura è più bassa di un paio di gradi o tre e pedalando si percepisce la differenza.
E' più o meno ora di pranzo e dopo aver attraversato Milano mi appresto a percorrere undici chilometri di pista ciclabile. Devono essere tutti a pranzo o forse fa ancora troppo caldo perchè c'è davvero poca gente in giro. Questo tratto di solito è pieno di podisti, ciclisti o comunque gente che si allena o esce per una passeggiata...
Supero gli ultimi caseggiati di Milano, una piscina molto grande e sono fuori. Basta macchine per un po'.
Devo però attraversare ancora un paesone di quelli dove pitturano un marciapiede per metà di rosso e dicono che han fatto le piste ciclabili. Poi viene investito un pedone alla settimana...
Io preferisco starne fuori e fare altre strade, ma questa volta sopra pensiero tiro dritto verso il marciapiede rosso... Sono quasi all'inizio del marciapiede e vedo sulla sinistra due ciclisti che stanno armeggiando su una ruota di un loro mezzo.
Penso:”Vabbè, sono in due e sembra che se la stiano cavando”.
Appena mi trovo di fronte al marciapiede mi ricordo della mia normale deviazione che faccio circa cento metri prima per evitare di percorrere l'assurda ciclabile lenta e pericolosa e torno sulle tracce delle mie ruote per andare a recuperare la strada migliore...
Alzo lo sguardo e vedo che i due ciclisti sono esattamente nelle condizioni di un minuto prima allora penso che abbiano qualche difficoltà e li raggiungo chiedendo se hanno bisogno di aiuto...
Quello che armeggia sulla ruota mi ringrazia e dice che ha finito ed è tutto a posto, allora saluto e sto spingendo sul pedale destro.
Il mio modo di partire in bici è una tecnica appresa in anni di salite e discese estreme. Parto sempre coi freni tirati, almeno quello anteriore per potermi bilanciare meglio quindi, a meno che non voglia partire come un missile, quello che avviene è piuttosto lento e, non per vantarmi, anche di classe...
Sto partendo per la mia strada quando il secondo ciclista che era coperto dal primo mi guarda e tiro ancor più i freni. Barcollo un attimo, altro che classe!
E' Sara!
A questo punto non so più, non solo che dire, ma anche cosa pensare.
Penso che dovevamo proprio incontrarci io e Lei.
Sara mi dice che deve salutare e ringraziare il ciclista che l'ha aiutata che è stato gentilissimo. Mi dice:“Sai? avevo bucato e avevo tutta l'attrezzatura ma mi mancava l'esperienza per sistemare la ruota..”.
Il signore gentile dice:”Ora hai anche compagnia fino a casa!”
Ed è certo che l'accompagnerò fino a casa. Fino a poco prima di casa per non essere invadente, ma ormai so che dovevamo incontrarci e il destino, il fato, l'energia, nostra o dell'universo, il caso, Dio o lo spirito di Buddah, chiamiamolo come vogliamo, ha voluto che ci incontrassimo.
Partiamo, le indico la mia strada preferita e lei mi segue dicendo che la rifarà le prossime volte perchè va spesso in bicicletta d'estate.
Abbiamo nel frattempo incrociato e ripreso la strada precedente, la velocità è buona, le sue gambe sono snelle e allo stesso tempo robuste. Mi dice che può anche accelerare se vuole e mi mostra una piccola accelerazione! Io la seguo e la lascio fare. Potrei andare avanti ore, giorni e anni a seguire o a proporre strade, accelerazioni, rallentamenti, deviazioni, salite e discese in bicicletta!
Appena la velocità si stabilizza su una buona andatura non riesco a non dirle che mi è mancata e lei sorride e giustamente non ricambia.
Se le fossi mancato mi avrebbe cercato e, vabbè essere storditi, ma sono così facile da trovare, solo che non posso fargliene una colpa. Sono stato io a scappare per primo, quindi quel che decide lei va bene.
Dopo aver ripetuto qualche cosa che già conosceva più che altro dettata dall'imbarazzo ma più che altro ancora dall'emozione per l'incontro, mi rilasso, la bici fa il suo lavoro e torniamo due vecchi amici che se la chiacchierano quasi normalmente...
Le chiedo se lavora da infermiera e mi conferma di si, mi dice anche in che ospedale ma io, stupido, mi ricordo solo il nome della città... le faccio qualche complimento per l'andatura e per le sue gambe toniche!
Da rompiscatole che sono io, le faccio anche una piccola critica sulla scelta della marcia! Utilizza la più dura e dice che la fa stare bene sentire le gambe che lavorano!
Col primo stipendio che ha preso, si è comprata una bicicletta proprio carina! Mi accorgo che la sua e la mia che utilizzo per andare a Milano sono della stessa marca!
Passiamo a fianco di un futuro tempio buddista ancora in costruzione, lo vengo ad apprendere da Lei. “Allora ti troverò qui?” le dico. Sì, perchè so che Sara è affascinata da questo tipo di culture...
Le mostro una nuova deviazione e dobbiamo comunque tornare in dietro perchè Sara voleva bere un goccio di acqua refrigerata ad una fontanella un po' particolare e con la deviazione l'abbiamo saltata!
Mi dice anche che ha comprato un piccolo netbook con cui lotta per far passare il tempo nei turni di notte e che la sua casella di posta elettronica è sempre la stessa.
Io le parlo del tempo e di quando un giorno ho capito una cosa fondamentale che mi ha cambiato la vita: il tempo va ottimizzato. Mi capitò di avere un'aspettativa allucinante riguardo i due giorni successivi: turni di lavoro estenuanti e una sera/notte da passare al computer per un'attività di volontariato piuttosto bella ma faticosa. Con queste prospettive pensai abbastanza normalmente il classico:”Speriamo che arrivi presto dopodomani sera!”.
Quando mi resi conto di cosa avevo pensato mi dissi:”Stefano! Ma come ti permetti? Sono due giorni della tua vita! Anche se non li puoi cambiare, devi cercare di viverli al meglio e sperare che passino come gli altri, non più in fretta”.
Già il tempo è poco. Non voglio nemmeno fare il conto di quanti giorni duri una vita media. Passa troppo veloce e non dobbiamo sperare che alcune frazioni passino in fretta. Bisogna ottimizzarle perchè nessuno ce le ridarà indietro da ripassare e da allora cerco di trascorrere bene anche i tempi d'attesa o indesiderati, cercando di limitarli e cercando comunque anche il riposo.
Per me è stata un'illuminazione e Sara conferma. Le piace questo pensiero...
Pedaliamo tra i campi con le balle di fieno e paglia appena fatte e mi confessa che ha un debole per quei mucchi di fieno pressato in mezzo ai campi e mi spiega il perchè, ma io sono troppo impegnato a pensare quanto sia fusa ed estremamente affascinante questa ragazza!
La guardo pedalare e dico:”Avrei dovuto conoscerti prima, così ci saremmo fatti le vacanze in bici insieme!” e lei mi guarda sorridente, quasi come annuisse.
Passiamo da una cascina e la sento esclamare MUCCHEEE! Già ci sono le mucche e lei le saluta sempre mi dice! Io di solito, faccio lo stesso con queste e con quelle che pascolano su in montagna, glie lo dico ma non è come farlo con quella sana e bella spontaneità e l'adoro per questo! La adoro perchè ha salutato le mucche? Sì, ebbene sì, perchè non ha perso la spontaneità di un bambino. Non sarà perfetta magari, ma è spontanea e apprezza con gioia le cose semplici...
Una volta ai tempi dell'università mi recavo in treno verso San Remo per una campagna naturalistica ed esprimevo il mio piacere per il panorama, per il mare che mi mancava, per i boschi e la mia compagna di quel viaggio mi disse con aria di scherno:”Ste, ma è il primo viaggio in treno che fai?”.
Io mi sentii davvero male e privato del mio entusiasmo...
Sara invece grida MUCHEEE e sorride a loro, a me e al mondo!
Poi mi guarda e sembra quasi volersi spiegare ma se mi conoscesse non si farebbe problemi anche a tornare in dietro a salutarle!
Ma a noi piace parlare della vita, di come la viviamo e del perchè facciamo o pensiamo certe cose.
Ci piace vivere le emozioni piacevoli! Le emozioni le sentiamo così tanto al prezzo di patire enormemente dei momenti spiacevoli, ma con enorme piacere per i momenti buoni, come questo ad esempio...
Le dico che il mio socio di Trekking direbbe che le nostre vite hanno un valore enorme della varianza, inteso matematicamente come scostamento dalla media!
Sara aggiunge che la vita dovrebbe essere una sinusoide sì ad alti e bassi ma che la media dovrebbe essere 3 e i valori minimi dovrebbero essere a 0.5, allora io disquisisco un poco di quale dovrebbe essere il valore ideale della varianza ma reputo anche che sia meglio chiacchierarne una sera con i miei amici ingegneri e le prometto che a questo proposito scriverò qualcosa su internet...
Riguardo alla vita, sia io che lei siamo alla continua ricerca di qualcosa di più, ma non del senso. Lei mi sciocca con due o tre, forse quattro minuti di ragionamento che non fa una grinza e con cui sostiene che è presuntuoso cercare il senso della vita. Ero estasiato da ciò che ha detto e vorrei averla registrata perchè non mi ricordo tutto ma, quando ha finito il suo ragionamento e ha tratto le sue conclusioni, io ho baciato la mia mano e le ho passato la mano sulle spalle dicendo che se l'avessi baciata davvero saremmo caduti. Ma è qui il punto. Dovevo dire fermati e darle un bacio vero. Sarebbe stato fantastico ma mi vien sempre in mente dopo!
Siamo arrivati al confine del suo paesello e le chiedo di fermarci un secondo per salutarci mentre approfittiamo di una fontanella e di un po' di ombra. Vorrebbe portare la bici dal ciclista e io le dico che ci posso pensare io a fare un controllo e lei subito accetta anche se probabilmente poi la porterà ugualmente dal ciclista!
Se conoscesse il mio passato di ciclista nei dettagli, si fiderebbe ciecamente, ma così non è e nel frattempo è giunto il momento di salutarci davvero. Ci abbracciamo. Non è un'abbraccio preciso come il nostro primo abbraccio. Qualcosa si è già rotto. Io però non resisto e durante l'abbraccio le do un bacio sul collo e poi via.
“Spero di incontrarti presto, anche se ormai non mi capacito più di dove e come potrebbe avvenire il nostro prossimo incontro”
Sara mi dice che secondo lei ci incontreremo, in effetti sembriamo proprio fatti per incontrarci noi due ma ora è andata!
L'ho guardata e ha fatto bene a non voltarsi andando via.
Anche io quando parto nella direzione opposta non mi volto e non vado piano sperando di sentirmi toccare la spalla e poi:”Stefano fermati! Abbracciami e baciami ancora” Avrei imparato sì ad abbracciarla in modo ...preciso!!! ...e in modo caldo e romantico e poi?
Poi sarebbe diventato tutto normale? Non so. Non credo. Questi tre anni hanno dell'incredibile, un susseguirsi di assurde coincidenze che ci hanno portato a incontrarci sei volte, più una in cui è stata una mia scelta. E tu dirai come Sara quella prima volta:”Ma come? Così?”
Ma io voglio sottolineare la leggerezza di questa magnifica storia che ha permesso a entrambi di scriverci lettere quasi da innamorati, di percepire l'energia e la profondità l'uno dell'altro e ci ha schermati dalla normalità che appiattisce e fa disprezzare piccole cose dell'altro che noi non abbiamo potuto vedere rimanendone estranei...
Ha permesso a me, a Sara non so, di avere tantissima energia e argomenti da raccontare, perfino da scrivere, di avere amici che facevano il tifo per me dopo che, durante una corsa per i nostri campi, gli raccontavo di Sara.
Ed ha lasciato vivere senza il pensiero insistente della perdita, ma solo col piacere dell'incontro e del risolvere il mistero dell'energia che ci ha fatto incontrare.
Anche ora, non sono disperato. Ci incontreremo ancora magari, chissà in che modo o in che luogo...
Magari rovinerò l'incontro o ci penserà Lei, ma il giorno che vedrò Sara, salvo complicazioni, sarò semplicemente felice di vederla e godrò di lei mi auguro con tutto il cuore come sempre, come quando il mio pompava quasi a duecento battiti al minuto dopo la scaletta del metrò e se possibile altri duecento se ne aggiunsero quando incontrai Lei, Sara, bella come il Sole dell'estate.

GRAZIE!

Ho accolto l'idea!
Quella sera dall'amico Paolo, raccontandogli frammenti di questa storia, mi è uscita una frase:”Questa storia sarebbe da scrivere!”...aggiungo ora:”Prima che me la dimentichi”.
E Paolo mi disse:”Tu intanto scrivila, inventati un finale, poi vediamo come va!”.
Ebbene, l'ho preso alla lettera tranne per il fatto che non ho inventato nulla ed ho ascoltato l'ispirazione del cuore in questo periodo particolare della mia vita...
Scrivendola, i dettagli mi erano sempre più chiari, i dettagli dettati da un cuore emozionato e indomabile, scapestrato e spaventato da quel che vede intorno a sé.
Le altre storie, non saranno mai come questa e sono orgoglioso di esserne stato un protagonista. E, citando delle sue parole, mi sento felice e fortunato!

Ringrazio Sara, se mai leggerà.
...ma sarà il caso di stamparne una copia e infilarla nello zaino!!!

Grazie per aver letto e magari per essere stati presenti.
A presto.
Ste!

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