Non è una buona settimana per l'alpinismo, non lo è mai.
E' uno sport del cavolo. Lo dico sempre.
Giocare con la forza di gravità non è sempre sano.
Troppa gente cade, si fa male o se ne va di là...un amico della socia, il socio di un amico...e fanno ripensare agli amici miei...
L'ultima cosa che vorrei però, se mi capitasse adesso di andarmene di là, è che gli amici smettessero di ascoltare il richiamo dei monti e vorrei che, una volta che mi hanno incenerito e messo in un vaso di gerani, ci andassero anche il giorno dopo, anche se so che è difficile...
Io il richiamo, da qualche mese lo sento anche troppo e ieri ho deciso che era il giorno del Canalone Porta.
E' un conto in sospeso che ho da anni, da molti anni.
Ne percorsi la metà superiore da ragazzino, col mio fratellone e ne uscii più terrorizzato che soddisfatto.
Lo ripetei d'inverno legato ad Ale che mi aiutò a salire, da secondo, impanicato e non fu una bellissima esperienza, poi mi rifiutai sempre di passare di là, che fosse estate o che fosse inverno!
Le paretine che sovrastano la metà del canale mi davano la certezza che, progredendo in solitaria, sarei caduto, vedevo il vuoto e nient'altro.
Come per "Bucce d'Arancia" però, fu una delle prime cose che pensai quando questa tarda primavera cominciai a muovermi da primo sulla Grignetta. "Un giorno prendo e vado a fare il Canalone Porta, ma ci andrò solo. Non voglio aspettare o farmi aspettare da nessuno. E' un conto da regolare così".
Lo sa bene la mia socia Laura che le ho fatto una testa tanto...
Allora, dopo essere stato dalla moglie di un amico che correva con me, parto alle 12:30 circa per i Piani Resinelli e parcheggio all'inizio del sentiero della Senigallia.
Alle 14:00 sono in marcia e, arrivato all'altezza del canalone, mi sistemo su un grosso sasso piatto alla mia sinistra.
Stringo i lacci delle scarpe, mi metto l'imbragatura con la longe ancora montata dal rientro della settimana prima.
Nello zaino ho trenta metri di corda e, se servirà, potrò calarmi in doppia dai resinati e dalle soste che ci sono sul tratto più ripido.
Fortunatamente non sono serviti e la direzione è sempre stata verso l'alto!
Dentro il canalone sto subito bene. Non sento la vecchia paura di quel che mi aspetterà.
Ho solo voglia di salire e valuto con attenzione dove muovermi.
Al grande masso (impossibile non riconoscerlo se ci andate) non avendo letto relazioni e non aspettandomi segnavia già così in basso, decido io di passare a sinistra.
Mi accorgo che non è nè primo, nè secondo grado, quindi sono fuori strada ma invece di scendere e cambiare lato (le relazioni infatti dicono di passare a destra!) assecondo la voglia di scalare e salgo di lì con un paio di bei passettini non banali che finiscono poi in facile placca molto appoggiata!
Continuo e noto i primi segnavia. Li seguo attentamente.
Vedo la paretina poco avanti a me. Ci siamo.
Supero la vecchia sosta di calata del soccorso e mi incanalo su a destra, poi a sinistra su roccette sempre più dritte ma ben gradinate e ammanigliate.
Sto decisamente bene e trovo spazio per fare qualche foto ai miei piedi mentre incredulo mi guardo in giro sorridendo e godendo del paesaggio intorno, sopra e sotto di me.
Continuo la salita.
Soprattutto nei primi metri del primo canale continuo a ripetermi di non sottovalutare la Grignetta, di andare piano e di stare comunque attento senza dar troppa confidenza, poi la cosa pian piano diventa automatica...
Ora sono su un piccolo sperone molto bello e ben ammanigliato.
E' curioso come io sia attento ma tranquillo e sicuro che da lì non cadrò, salvo sfighe...
Noto comunque che le mie vecchie paure erano motivate.
Da lì non si può cadere, punto e basta. Dovesse succedere è finita. L'esposizione c'è di sicuro, anche se oggi non la percepisco, Se non te la senti di passar di lì, o ti leghi e ti assicuri a qualcosa o qualcuno, o cambi sentiero, o stai a casa.
Ogni tanto trovo i fittoni resinati e qualche vecchio spit che ricordo benissimo dall'ascensione invernale...
L'uscita dalla prima parete è uno dei due tratti più esposti della via e i due passi da fare non li trovo nemmeno così banali!
Mentre studio come uscirne stando ben appoggiato sui piedi, già che ce l'ho attaccata, mi allongio in uno dei due resinati che proteggono il passaggio, poi una volta visto come fare, stacco il moschettone e faccio i due passi che ci son da fare.
Arrivo al traverso dei Magnaghi e ripercorro il tratto fino al Sigaro ripensando passo dopo passo, movimento dopo movimento alla salita con Laura e mi fermo un po' di tempo a cercare tutti i resinati della Via Rizieri e a studiarne, per quel che si può da lì, i passaggi...
Prima o poi sarebbe proprio da fare ma ci vorrà un bel po' di gavetta ancora!
Guardare queste guglie dopo esserci salito è simile ad annusare un bicchiere di buon vino e, oltre al vino, percepirne le essenze del bosco...
Penso che siano finiti i "problemi" ma appena sopra all'attacco del Sigaro Dones attacca anche l'ultima paretina del Canalone Porta.
Da sotto sembra liscissima ma lo sguardo si dirige subito sui primi appoggi per i piedi e le prime maniglie e tacche per le mani. E' molto facile, quasi una scala e salgo rilassato, sempre col peso sui piedi, stando attento a non uscire dal percorso più logico.
Ora sono sul facile mezzacosta in lieve salita che porta dritto al "Saltino del Gatto" e sulla Cresta Senigallia. Passo dal Canalino Federazione e attacco le catene dell'ultimo tratto prima della cima.
Cerco di percepire il vuoto e la paura di un tempo ma non ci riesco, pur ricordandomi bene le sensazioni che avevo le ultime volte che percorsi quel tratto.
Capisco che in un paio di punti una caduta sarebbe fatale ma le antiche paure se ne sono andate.
Arrivo in cima molto felice e soddisfatto...
Mi concedo mezz'oretta di stop. E' ancora presto e le nuvole se ne sono pure andate dalla cima. Il sole è caldo e faccio merenda con pane, salame e maionese!
Devo difendere il mio cibo da un Gracchio che ne vorrebbe e sembra del tutto intenzionato a cercare di rubarmene!
Chiacchiero con un paio di alpinisti che sono appena usciti dalla Segantini, altra via da fare, poi mi incammino sul sentiero della Cresta Cermenati.
Pian piano accelero e mi ritrovo a corricchiare allegro e divertito, veloce quasi come quando ero ragazzo e, venti minuti dopo, passo davanti al rifugio Porta.
Rallento qualche minuto e sono alla macchina dopo tre ore e mezza dalla partenza.
Sono contentissimo del mio giretto!
Il Toso forse ha ragione. Mi sa che son proprio guarito. Spero che duri!
Ora c'è solo da continuare a scalare e a far vie, sperando di raggiungere ancora la cima di qualche guglia della Grignetta e di esplorare anche qualche altro luogo della Valsassina e delle Alpi.
Ho voglia di restare a guardare un po' la Grignetta e mi concedo una pausa ai Piani Resinelli in vista della splendida montagna, e lo sguardo spazia dalla Piramide Casati ai Magnaghi.
In quei minuti tranquilli, ammiro, penso alle salite passate e ne immagino di nuove.
Ora a casa. Gli impegni chiamano.
Domani, nel week-end e settimana prossima mi aspettano altri chilometri per lavoro e per piacere, a piedi e a pedali ma arrivederci Grignetta!
A presto!