Sono cresciuto impazzendo con le storie di bici e di montagna che mi raccontava mio papà.
Oggi solo di rado riesco a farlo raccontare ma ogni tanto capita...e mi entusiasma ancora come quando ero bambino.
Andava da solo sulle creste del Bianco, è scappato in Grignetta a 14 anni per percorrere la cresta Segantini rubando la corda dei panni a sua mamma e con quella corda fecero pure un intervento di soccorso. Andò in Dolomiti a 20 anni (nel 1951) in bici tornando in un sol giorno fino a Turbigo e poi a casa sua...ha scalato con alcuni "Ragni" di Lecco e mi ha fatto crescere con questi miti.
Uno dei tanti problemi di chiunque abbia a che fare con me è che sono pignolo e devo ricostruire, capire, ecc, ecc...
Un giorno ci siamo un po' insultati riguardo una storia che, fino ad una certa età, ho accettato così come mi veniva raccontata, poi...
Conoscendo l'esagerazione di mio padre quando si appassiona ad un racconto e conoscendo la vaghezza di riferimenti geografici e soprattutto tecnici del soggetto ho voluto letteralmente INTERROGARLO su una faccenda di spicco nella sua carriera alpinistica, ovvero:
LA CADUTA DAL CAMPANIL BASSO DI BRENTA - 12 13 luglio 1969
La storia così come mi veniva raccontata (rigorosamente in dialetto) era questa.
Uno dei quattro elementi della cordata chiede a mio papà:"Udilio, te set mai vulà?" (trad: Udilio non sei mai caduto?), Mio papà non fa in tempo a rispondere e l'altro ha già strattonato la corda per fargli provare l'ebrezza del volo.
L'epilogo è che cadono tutti e rimangono appesi ad uno spuntone di roccia, uno di qua e due di là. "Vivi per miracolo" si dice. Il primo di cordata è slegato e fermo alla sosta successiva e può solo guardare inerme...
Una storia strana, eh? come han fatto a cavarsela tutti senza danni? E come ha potuto non rompersi la corda? E cosa ci faceva il primo di cordata slegato alla sosta successiva?
Tutte domande a cui la mia curiosità voleva dare risposta ma che ho potuto accontentare solo in parte con qualche ipotesi...
Di certo è avvenuto un fattaccio. Lo conferma mia madre quando racconta del comportamento di mio padre una volta rientrato dal Campanile.
Mio padre apparteneva a quella schiera di alpinisti molto forti fisicamente, che facevano vie un po' ovunque ma che poi non sapevano raccontarle nel dettaglio. Testuali parole che ho sentito e risentito:"Mi savevi no in doe andavi, ma andavi" (trad: Io non sapevo dove andavo, ma andavo).
Io sono il netto opposto. Non vado ma, se riesco ad andarci, so esattamente dove sto andando in ogni dettaglio!!!
Non farò i nomi ed un po' mi spiace perchè alcuni sono nomi altisonanti nella storia dell'arrampicata Italiana in Italia e all'estero e, comunque sia, per quel che posso intuire la cordata era male assortita.
E poi, essendo tutto frutto di vaghi racconti e di mie ipotesi ricostruite a 40 anni di distanza, non vorrei offendere qualcuno con conclusioni sbagliate...
La cordata:
quattro elementi.
Il primo è il più esperto, non solo sulla carta. Ha conquistato montagne famose da vie famose. Ha fatto prime ascensioni assolute in Civetta, prime italiane nell'Oberland, ha contribuito in conquiste di monti altisonanti extraeuropei.
Il secondo è mio papà.
Il terzo un esperto sì, ma a quanto pare un po' troppo facilone...
Il quarto è un amico e lo si trova su una sfilza infinita di prime salite nel nord Italia.
Tutti tranne mio padre che cominciò tardi dopo i trent'anni a scalare, compaiono in guide alpinistiche del nord italia come apritori o primi ripetitori di vie di una certa fama.
Il primo sale anche per primo. Posiziona i chiodi, decide dove passare, dove fermarsi, costruisce le soste a cui assicurare se stesso e il resto della cordata e la montagna sta lì a guardare.
Se le scelte del primo sono buone, la cordata sarà difficilmente in grave pericolo.
Gli altri sono i secondi.
I secondi di cordata possono andare a rimorchio, recuperando il materiale lungo il tiro di corda, facendo almeno sicurezza al primo (si spera) ma possono anche aiutare il primo nella scelta della via, delle protezioni da posizionare e, una volta arrivati in sosta possono contribuire a rinforzarla se lo ritengono necessario e possono (se sono in grado) diventare a loro volta dei primi di cordata.
In questo caso, nel mezzo della parete sono in sosta in quattro (anche se è impossibile ricostruire dove esattamente e su quale via, sempre che non fosse un tentativo di apertura di una nuova via, cosa che facevano spesso).
Sistematisi tutti i componenti della cordata, parte il primo. E' piccoletto, un gran fumatore ma non gli manca certo la forza e di esperienza ne ha da vendere ...eppure, ad un certo punto finisce la corda.
Non può recuperare gli altri in quel punto, allora decide di slegarsi, salire in free-solo (così si dice oggi!) un breve tratto, preparare una sosta come si deve e comunica ai compagni che scenderà poi in seguito a recuperare la corda in modo da poterli assicurare.
La corda quindi l'avrà fissata da qualche parte in qualche modo...ma non ci è dato saperlo...
In sosta, forse scaricati dalla responsabilità di fare sicura al primo, i tre temporeggiano e il terzo della lista fa la "famosa" domanda a mio papà e l'epilogo lo conosciamo...
Ma una corda non può reggere una cosa del genere. Mi è sempre stato detto che alla fine due penzolavano di qua e uno di là da uno spuntone di roccia, appesi alla stessa corda.
Io sono quasi certo che la corda (anche una nuova attuale) si sarebbe tagliata.
Loro scalavano già con corde moderne ma le tecniche di progressione erano primitive. Avranno avuto probabilmente due o tre corde (mio papà dice 2) e si legavano ad una certa distanza l'uno dall'altro salendo uno per volta. i secondi assicuravano il primo e viceversa.
Di sicuro, arrivati alla sosta, fatta con uno, due o tre chiodi o con cordini (o la corda stessa) passati in una clessidra o su uno spuntone della roccia, i componenti della cordata vi si assicuravano stando molto vicini tra loro.
E' in questo momento che succede il fatto.
Da quel che so, mio papà cade a causa dello strattone. La sosta non regge il colpo e i chiodi di sosta (o il chiodo) si staccano dalla parete. Chi ha strattonato la corda viene sbilanciato e segue mio papà nella caduta.
L'amico cade e si trova dalla parte opposta di uno spuntone di roccia...come è possibile?
Gli unici dati che ho per ricostruire la cosa sono:
il primo slegato in sosta ha fissato la corda alla parete in qualche modo, probabilmente con un chiodo o fissata a spuntoni o clessidre.
La corda messa dal primo quindi avrebbe potuto reggere almeno parte della caduta.
I tre legati in sosta erano vicini tra loro e vicini alla sosta. Escludo che il volo sia stato di più di pochi metri altrimenti la corda, con tre persone appese in caduta libera (come mi veniva raccontato) si sarebbe quasi certamente rotta una volta agganciato uno spuntone di roccia...
Essendo i tre vicini e legati alla sosta, molto probabilmente erano agganciati a tre moschettoni e i tre moschettoni facevano capo ad un cordone messo in sosta oppure all'anello di un chiodo.
Il chiodo o i chiodi sono usciti dalla loro sede ma probabilmente gli anelli dei chiodi e/o di corda hanno retto tenendo i tre piuttosto vicini tra loro.
E' l'unico modo che mi spiego per far si che il volo non fosse troppo lungo da poter tranciare la corda.
Un altro "mistero" è come mai due sono finiti da una parte e uno dall'altra di uno spuntone di roccia.
Mi viene da pensare che il più esperto dei tre in sosta fosse anche lungimirante e avesse rinforzato la sosta passando la corda di cordata o un cordino intorno allo spuntone collegandolo a tutto il resto. Ma perchè è caduto anche lui?
Un'alternativa potrebbe essere che la corda è stata passata dietro lo spuntone sempre da lui, solo dopo che aveva capito le intenzioni del burlone che cominciava quel gioco pericoloso con mio padre...e magari è stato trascinato nella caduta da uno strattone dato dal burlone che si rendeva conto della sua caduta imminente...
Sta di fatto che mentre mio papà racconta quella storia, indica da sempre verso l'alto a sinistra l'amico (quello dall'altra parte dello spuntone) e il terzo (il burlone) poco più in basso di lui.
Potrebbe avere avuto davvero un ruolo determinante nel trattenere la caduta anche la corda fissata dal primo di cordata che forse (ma non è detto) era passata anch'essa in sosta...
Allora potrebbe essere andata così: Mio papà cade per primo e si strappa la sosta. La corda fissata dal primo di cordata in parete lo trattiene ma strappandosi la sosta viene trascinato anche il terzo nella caduta che sarà trattenuta prontamente dal quarto, l'amico che prima o durante ma di certo prontamente ha aggirato uno spuntone...
Queste ultime righe che avete letto, le ho scritte dopo aver letto a mio papà una ricostruzione certamente sbagliata dell'accaduto.
Quando abbiamo steso questa versione insieme, lui annuiva piuttosto soddisfatto e mi ha detto, accompagnato da mia madre:"L'è stai l'A.L. (l'amico) a tegnì la caduda. Se l'era no per lu...". (trad: E' stato A.L. ha tenere la caduta. Se non fosse stato per lui...)
Aggiungo quindi probabilmente anche la corda del primo di cordata, senza nulla togliere al merito dell'amico che se non avesse fatto quella manovra, il burlone avrebbe molto probabilmente trascinato tutti e tre con se.
Probabilmente quindi mio papà era appeso alla corda del primo che era stata fissata saldamente in parete.
Beh. Dopo la caduta, spaventati ma illesi e non oso immaginare le coperte di insulti che sono volate, e avendolo conosciuto, soprattutto dal primo di cordata, è toccato a quello di sinistra (l'amico) risalire in sosta, recuperare i due dall'altro lato dello spuntone e fare tutto il tiro fino a raggiungere il capocordata che propose, o forse ordinò il rientro.
Come sia stato il rientro non mi è dato saperlo.
Mio padre, una volta scesi, abbandonò la vacanza e non ne volle più sapere del socio che causò la caduta.
Arrivò a casa e la trovò svaligiata da ladri-teppisti.
Rimase un'ottima amicizia con gli altri due con cui fece ancora qualche bella scalata sulle Alpi.
A quanto ne so, chi provocò la caduta non scalò più con nessuno dei tre (anzi, con nessuno in assoluto mi conferma mio papà) e, se anche dovessi aver sbagliato tutta la ricostruzione dell'evento il che è molto probabile,
almeno quest'ultima cosa,
la capisco benissimo!