Scritto in un po' di tempo durante l'estate 2016
Ho "messo giù" da poco il telefono col Toso!
Abbiam chiacchierato un'oretta di mille argomenti mentre lui viaggiava ed io ero fuori a piedi a cercare con lo sguardo un cielo magnifico e a riempirmi il cuore di nuvole e di milioni di colori...
Abbiam parlato delle tre cose che ci piacciono di più, cioè birra e montagne e poi anche di lavoro, di vita, di scalate fatte, di scalate da fare, vere e virtuali.
Gli dicevo che una delle mie ultime idee è quella di scrivere il passaggio dalla mia versione 1.0 che non scalava a quella 2.0 che scala...così come scrive lui in questa relazione della via Quarzo a Ponte Brolla effettuata con me, Lauretta e il Gianlu: Sui miei soci di oggi che dire? Lo Ste si è sempre trovato un gran bene su queste placche, figurarsi ora con la versione "Ste2.0"...e poi parla bene anche degli altri due, eh?!!!!
Allora cominciamo questa storia con la versione 1.0, almeno quella che ha conosciuto lui, già, perchè questa è già una versione avanzata e piuttosto aggiornata: quella in cui la voglia superò di poco più di un niente la paura!
Eccomi, fotografato da Marco, mio socio e compagno di cordata, amico, nonchè primo batterista della mia storica band.
E' il 2005 e ci troviamo sulla cresta che porta dal rifugio Quintino Sella al Colle di Bettaforca passando per il colle di Bettolina. Scendevamo dal Castore a settembre di quell'anno...
Che paura avevo in quei tratti! ...anche se ero legato! Ero anche felice...ma la paura...
Ma chi è lo Ste 1.0?
E' un cantantautore, tecnico di laboratorio in università, collaboratore, non assunto e lavora duro come preparatore di fossili, uno spaccapietre insomma), unito ad un mix esplosivo di voglia di uscire da una marea di casini interiori e fisici non così scontati.
Lo Ste 1.0 da piccino aveva una paura folle delle altezze, dei ghiacciai, anche e soprattutto della scala in ferro dietro casa. Ne percepiva il pericolo e percepiva solo quello. Non percepiva alcun piacere stando in alto o su un fiume di ghiaccio. Solo paura, direi terrore. Però sulla scala ci andavo!
Da lontano, da terra però, si sprigionava un desiderio incontenibile di andare lassù sulle altezze ed era dura guardare in faccia alla realtà e doversi fermare quelle miriadi di volte in cui si osava un po'.
Il primo terrore dello stare per monti lo ricordo da moooolto piccolo.
Ero su un Ghiacciaio, nella Vallèe Blanche al Monte Bianco, legato a tutta la mia famiglia e gridavo e piangevo implorando di portarmi via da lì...
Altre volte, qua e là, mio papà mi legava con un cordino in modo da non perdermi giù per precipizi. Ero uno stambecco fin che c'era solo da camminare ma, appena si faceva vedere un minimo di esposizione, mi si azzerava ogni capacità motoria...per altro già molto limitata durante la mia giovane età...
Avevo paura di un sacco di cose, di notte avevo spesso degli incubi ma, alla mia persona, il peggio del peggio lo offrivo ad occhi aperti immaginando anche scene e situazioni a volte realistiche o quasi completamente astratte ma di cui aver davvero tanta paura. Ora ci convivo, cerco di non alimentarle e, allo stato attuale delle cose, non sono più un grosso problema...
Altre volte in cui ho avuto paura in montagna le ho nitide in testa...
A Rocca Sbarua (TO) avrò avuto sì e no undici o dodici anni e mio fratello legò in cordata lui, me e nostro padre.
Io ero teso ma anche esaltato all'idea di scalare quel giorno ma l'esaltazione durò solamente qualche decina di secondi quando, raggiunti sì e no i cinque metri di altezza, mi colse una paura tale da bloccarmi e non andavo nè su nè giù. ...figuriamoci quando mi dissero di appendermi per potermi calare...
Quando ci riuscii dopo parecchi tentativi...mi arrabbiai con me stesso perchè essere appeso e calato mi piaceva...ma forse era solo perchè mi avvicinavo a terra e, comunque, durò troppo poco.
Si susseguirono altre paure ma non osai più scalare, salvo per un paio di vacanze, ovvero per tre mesi, ogni giorno della settimana, sui massi di granito della Val Veny al Peuterey, stando vicino a terra, emulando i "Sassisti" degli anni '80...
Io e l'amico Andrea avevamo anche un sacchettino di magnesite fatto dalle nostre mamme con l'avanzo dell'orlo dei Jeans e il pieno di magnesite lo facevamo alla sera, prima di andare a cena, raccogliendo i granelli caduti a chi se la poteva comprare!!
L'unico pericolo, secondo le nostre madri, erano le vipere!!! Allora occhio alle vipere e su!!!
Poi le vacanze a Rhemes si risolsero in mancanza di sassi da scalare e una miriade esagerata e inimmaginabile ai più, di chilometri, di camminate, poi corse, poi pedalate, poi tutte e tre...
Poi smisi anche di andare in vacanza per poter studiare tanto e riuscire a laurearmi e, unito a gravi problemi di salute e stress per cause che non sto a raccontare ma che potreste magari immaginare, la macchina Ste si fermò.
Mi fermai e fermai quasi tutto.
Non fermai le dita che andavano sul pianoforte e sulla chitarra, allora suonavo, da solo e coi Cantina (i miei psicologi privati)...per mia fortuna...e fu grande musica!
Da laureando cominciai a lavorare in montagna e gli spostamenti erano faticosi ma ero felice di riuscirci...anche se sentieri da un quarto d'ora li percorrevo in quarantacinque minuti.
La situazione fisica era un disastro ma migliorava pian piano e fu determinante un'uscita invernale del 2003 in Grignone con Ale e suo papà Silvano.
Ale mi convinse che potevo farcela e avrebbe accettato anche una ritirata che però non ci fu.
Faticai ma fu una rinascita...ero bianco come un lenzuolo e avevo le chiappe flaccide, una verità dura da accettare per me quella delle chiappe, ma la testa era tutt'altro che flaccida!
Provai anche i ramponi per la prima volta e mi piacque tantooo!
Qualche mese dopo ebbi un tracollo psico-fisico generale, finii in un letto di ospedale semi paralizzato coi nervi motori impazziti e le cellule muscolari che si smembravano da sole, apparentemente senza motivo...
Qualche ora dopo, sotto l'osservazione di due neurologi, lottavo col dolore e con tutte le pochissime forze che mi erano rimaste per alzarmi dal pavimento e conquistare di sedermi su una sedia in autonomia.
Ci misi molto. Forse venti minuti, come un tiro di arrampicata e fu di certo una delle scalate più impegnative, faticose e ricche della mia vita.
Servì per vedere se c'era stato un miglioramento rispetto a qualche ora prima ed escludere così una gravissima malattia neurologica degenerativa. Unita alla buona notizia, ci fu la conquista della sedia!
Ero visibilmente soddisfatto alla fine!!!
La ricordo oggi 2 settembre 2016 scrivendola per la prima volta dopo quasi tredici anni ma è nitida nella mia mente come fosse stato ieri.
Due giorni dopo strisciai in bagno da solo, quattro giorni dopo riuscii ad infilarmi da solo sotto la doccia e, una settimana dopo, col permesso dei medici, andai sulla scale al piano terra dal quarto piano a cercare un vecchietto che si era perso per l'ospedale.
Ci misi molto. Il vecchietto non lo trovai ma, quella scala, fu un'altra enorme conquista e mi fece sorridere!
Fu così che quella settimana decisi che il mio corpo lo avrei trattato come una vecchia macchina da corsa che ha bisogno di attenzioni rigorose ma facendo sempre tutto il possibile per usarlo, usandolo al massimo, imparando a conoscere i suoi nuovi limiti seppur molto più bassi di prima e, possibilmente, facendo sempre qualcosa di più.
Fu così che ricominciai ad andare in montagna e a volerne sempre di più, come un tempo, quando non mi fermavo mai, quando non mi stancavo mai, quando non mettevo mai la parola fine e ogni fine era già un nuovo inizio.
Mi controllai di più, curai la postura, facevo (...e faccio) esercizi e pian piano la condizione migliorava, portando al mio cuore e al mio cervello, sportivi e nati per l'outdoor, un carico enorme di endorfine e motivazione...
Cercai montagne sempre più alte su cui non bisognava scalare e la Tresenta nel Gruppo del Gran Paradiso, con i suoi 3609m e con un piccolo attraversamento di ghiacciaio leggermente crepacciato fu la mia grande conquista dell'estate 2004...
L'anno dopo sul Gran Paradiso con mio fratello e Marco non andai in cima. Stavo bene, cominciavo ad essere un po' allenato ma soffrivo enormemente l'esposizione lassù! Allora mi fermai a qualche decina di metri dalla cima.
L'esposizione la soffrivo e la soffrii per anni!
Ma fu proprio sul Gran Paradiso, sulla Nord Ovest nel 2014 e qualche mese prima su una cascata di ghiaccio in cui mi trovai da capo cordata, volentieri ma per cause di forza maggiore, che mi resi conto di percepire qualcosa di diverso...strane sensazioni di controllo, stabilità e rilassatezza nei confronti del pendio...pensando che dipendesse dal ghiaccio e dalle sue infinite possibilità...
...sensazioni di controllo...sarà stato questo?
Ricordo il Toso, sulla facile cresta poco prima della cima del Granpa che mi dice:"Sembri quasi rilassato!".
La questione però è sempre più complicata di quel che sembri.
Lottare con le mie paure per raggiungere obiettivi e respirare la soddisfazione di raggiungerli è la storia della mia vita.
Di solito non chiedo.
Non chiedo aiuto ma ho la fortuna di persone vicine, che in un modo o nell'altro me ne danno.
Quello che chiedo è il tempo.
E il tempo te lo dà solo chi ti ama e si fida di te incondizionatamente e io mi amo e mi fido di me per fortuna, altrimenti mi odierei perchè io ho sempre bisogno di tempo. Più o meno tempo, secondo le situazioni e le necessità.
A volte mi rendo conto che mi serve molto meno di quel che pensi.
A volte i tempi sono infiniti, come per le scalate, come per le donne ma, qualunque sia la mia paura, e ne ho ancora qualcuna, non vuol dire che non me ne stia occupando strenuamente e per questo mi amo e mi apprezzo.
Apprezzo l'impegno, apprezzo a volte anche il fatto di non nascondere quel che mi turba e apprezzerò ancor più il risultato e il percorso intrapreso per arrivarci e vincere le mie paure che cercano imperterrite di precludermi una vita serena.
Le sfighe lasciamole perdere.
Non ci credo alla sfiga, a parte alcune sfighe fisiche, fisiologiche, meccaniche...
Ce la costruiamo la sfiga e, comunque, ci sono sempre diversi modi per reagire ad essa.
Ma la paura di scalare?
Come è potuta andarsene?
Cerco di analizzare la questione e mi sembra di far come i glaciologi che hanno cominciato a capire qualcosa di più riguardo i ghiacciai da quando hanno potuto vederli muovere in entrambi i sensi (Sì, ok. I ghiacciai scendono sempre verso valle ma si espandono e regrediscono, si gonfiano e si sgonfiano, si rigonfiano ...come le mie paure).
Già, perchè la paura è tornata a bussare e ad urlare!
...e urla forte fortissimo:"STEEE! Sono quaaaAAA! E ti aspetto al Varco".
Ora quindi ho un altro tassello del Puzle.
E parto da qui.
Analizzo la mia situazione attuale e lo ammetto:"Oggi e da qualche giorno me la sto facendo sotto dalla paura. Fatico ad addormentarmi, sono sempre un po' stanco, ecc, ecc!!!".
Per cosa?
Beh! Io lo so benissimo ma son fatti miei e mi piacerebbe spiegarvelo ma è materiale riservato!
Io, comunque, da solo sono una macchina. In un modo o nell'altro non mi fermo mai e cerco di risolvere i miei ploblemi impegnandomi al limite anche se poi non è detto che ci riesca ma di solito ce la faccio.
Ora cerco equilibrio e non si può scappare o rinviare per trovarlo.
Bisogna mettersi sul filo e imparare a starci.
Scappare fa semplicemente congelare una situazione di instabilità e io adesso sono instabile.
Non si sistema nulla scappando.
Quando torni poi sul filo, cadi immediatamente.
Bisogna lavorare sull'equilibrio esplorandone i limiti.
Sarà masochista ma non è detto! Come diceva Bonatti e non solo lui:"Le cose si possono leggere sempre in due modi" e io dico "Almeno in due modi".
E poi io viaggio spesso al limite.
Bonatti diceva qualcosa anche riguardo a questo:"L'importante è che cerchiamo di attingere al nostro estremo"!!!
Non l'ho mai fatto perchè lo diceva lui ma l'ho sempre fatto perchè è la mia vita.
Apprezzo davvero molto e voglio bene a chi vuole aiutarmi e apprezzo ancora di più chi ci riesce. C'è QUALCUNO/A che ci riesce e li adoro.
Ma non ascolto quasi mai chi mi spinge a limitarmi, salvo eccezioni.
Limitarsi deve essere metodico e fatto solo in funzione di raggiungere il limite successivamente.
Il mio limite è alto, molto alto. Anche quello di molti altri lo è, magari a loro insaputa!
Spesso, l'estremo mi è incomprensibile e apre nuove "strade".
Una volta lo era anche il limite fisico! Adesso vabbè...è più basso!!!
Non comprendendo il limite si può esagerare a volte e perdere anche qui il controllo...è un rischio.
Ma rientriamo nei binari della paura...
Dunque che faccio?
Mi sento alle strette, allora mi sbatto in faccia tutta la paura, tutta la realtà nuda e cruda e comincio a lavorarci e spesso ci lavoro anche per sbattermela in faccia ancora di più...
Faccio sempre così sennò non mi ci metto neanche.
Mi rovino il periodo forse. Me lo diceva anche oggi la mia amica Saretta chiaro in faccia, comunque...
Entro nella pioggia di merda nudo e senza ombrello e se mi trovo un ombrello sopra la testa magari lo chiudo anche di proposito e poi vedo come fare a lottare o a schivare e, soprattutto a risolvere la situazione.
Questa lotta mi prende energie in ogni dove, mi toglie momentaneamente serenità che tornerà totalmente o, spesso, più forte, quando la questione sarà risolta ...vivo, morto o x ...come cantava il Liga un paio di dieci anni fa.
Un grandissimo problema della paura attuale è che i collegamenti sono molteplici e più situazioni mi fanno pensare e mi collegano elettricamente e alla velocità della luce a questa paura e a una vaga sensazione di smarrimento. Un incontro interconnesso, una frase, un passaggio obbligato ed eccomi riconnesso istantaneamente alla paura...
Questo mi porta istantaneamente ad un'altra paura ancora più grande:
quella della perdita di controllo. La paura di poter aver ancora paura improvvisamente...
Fino a poco fa non avevo più alcun collegamento così veloce con la paura e la disperazione e, la mia scalata, ormai so, dipende totalmente dal controllo di me stesso in quella situazione che però è ancora piuttosto nuova.
E i nodi vengono al pettine...il controllo, ancora lui...
Negli ultimi anni ho stabilito oppure ristabilito il controllo di alcune situazioni relative alla mia vita e ora so che non si può avere controllo su tutto, su tutti e nemmeno al 100% su di me.
Ho risolto annose situazioni più e meno importanti.
Stavo anche lavorando sulla questione soldi/lavoro ma la distruzione dei miei embrioni progettuali mi ha rimescolato tutte le carte un'altra volta anche se, fortunatamente, conservo un minimo di stabilità lavorativa...che è una novità pure questa e c'entra senza dubbio col mantenimento del controllo.
Mi son rialzato ma sto ancora annaspando un po'.
Mi sono anche diplomato maestro di Mountain Bike...
Ho sempre voluto essere un ciclista professionista e questa è l'unica strada con cui posso farlo ora e ho sempre voluto essere maestro di mtb, da quando non esistevano ancora i maestri e, con l'amico Mirko, nel 1989-90 ne parlavamo.
Non è un lavoro per ora e probabilmente non lo sarà mai ma mai dire mai ed è stato un traguardo molto importante...per me e per le scalate!
E' il Toso una sera che mi dice:"Ti vedo bene Ste, sulla bici, in palestra, in montagna..."
E' durante l'iter per diventare maestro, affrontato in modo estremamente serio e determinato e durato un anno e mezzo, che mi son trovato a poter scalare da primo di cordata, a concludere i primi tiri di corda strapiombanti rotpunkt in palestra, a percorrere i miei primi tiri trad nel 2015 durante "una" giornata di corso di arrampicata libera e a brindare a ciò con tutta la scuola e a guardare avanti con occhi diversi...
Il mio primo tiro trad, lasciando perdere i resinati...
...un altro tassello del puzzle:
guardare...
Percorrevo lo Spigolo di Vallepiana nell'agosto 2014 a comando alternato con la mia bellissima socia di cordata di allora...
GM dice che lei mi ha sbloccato e mi ha fatto fare il salto di qualità...io non ci credo o, forse non voglio crederci. Di certo è cominciato tutto prima di lei. Lei è stata importante, importantissima e mi ha fatto crescere un po' sulle montagne vere e della vita, ma torniamo al Vallepiana.
E' ancora la via che mi è piaciuta di più tra quelle che ho percorso in Grignetta fino ad ora.
Ero in sosta esterrefatto dall'aver concluso il tiro chiave così bene e recuperavo la mia socia.
Mi godevo lo spettacolo della Grignetta a tarda ora. Ogni tanto guardavo il reverso e la parete di fronte col tiro che entra nel Camino Porro...altra via dimenticata ma con una linea che però prima o poi...
Beh, insomma, mi giro di scatto all'in dietro e percepisco la sensazione di vuoto e vertigini.
Credo sia abbastanza normale che capiti ma a me poco prima capitava ventiquattro ore su ventiquattro!
Mi vien paura per un secondo: e soprattutto paura di aver paura, fino a che mi rigiro, osservo con attenzione la parete, vedo la via, i passaggi da compiere nel terzo tiro e passa di nuovo tutto. Torna il controllo e la stabilità.
Lo avevo già capito sul Sigaro Dones qualche giorno prima che era cambiato il modo di guardare e vedere la parete e stava ancora migliorando.
Ero su uno dei passi più esposti al vuoto della via normale al Sigaro, sul piccolo strapiombino all'inizio del terzo tiro. E' ben ammanigliato ed ero molto allenato quindi non avevo problemi a passare. Più su non si vedono protezioni, chiodi o resinati e questo ai tempi mi avrebbe bloccato (ma mi sarei bloccato sicuramente prima, considerando che l'ultima volta che mi portarono di là a fare il Canalino Albertini il Toso mi dovette legare durante l'avvicinamento per entrare nel canale tra Sigaro e Magnaghi...).
Dopo aver osservato due fiori meravigliosi, mi resi conto di guardare gli appoggi dei piedi con precisione Appoggiai la punta del piede sinistro e mi accorsi che, in direzione dello sguardo, sotto il tallone c'erano almeno 150m di vuoto, allora mi sporsi in fuori a guardare e ad ammirare il vuoto, poi rifocalizzai l'appoggio, quello successivo e la successiva serie di maniglie e ripartii! Per me era totalmente nuovo.
...percepii lì che era cambiato qualcosa e che era qualcosa di grosso, poi lo capii definitivamente sul Vallepiana...
Guardavo ormai la parete come guardavo allo scanner ogni granello di sabbia, di terra, ogni filo d'erba, ogni sasso, ogni radice, rigorosamente in anticipo, per affrontare ogni metro di traiettoria con la mia bicicletta.
Lo sguardo andava sempre più dove doveva quando ero in bici e succedeva lo stesso in parete.
Imparavo pian piano a migliorare lo sguardo e la visione d'insieme e a selezionare o escludere certe parti del tracciato.
...nell'inedita veste di capocordata...per il Toso! 6 novembre 2015.
Dopo un estate di arrampicata in via, su uno dei passi chiave della Via Quarzo a Ponte Brolla,
all'inizio del sesto tiro, guardo dove serve!
- - -
Aver chiara la traiettoria da percorrere memorizzandone alcune parti ed escludendone altre per poi anticipare il seguito è basilare per riuscire in un passaggio di mountain bike che sia in salita, piano o discesa.
Poi viene la capacità di guida, la condizione fisica e tutto ciò comporta molta pratica per acquisirlo.
A me ne comporta moltissima! Io ho sempre bisogno di tempo ...e di pratica!!!
Un altro tassello...
La pratica.
Diciamo che nelle attività fisiche riesco abbastanza bene ma impiego moltissimo tempo ad imparare.
Impiego molto di più della media e, nell'arrampicata ne ho fatta tanta di gavetta e di pratica e, quello che a qualcuno/a viene in sei mesi e a qualcuno/a in sei settimane ...o in un giorno, a me è venuto in diversi anni...
Ho cominciato a scalare decentemente da quando ho "dovuto" insegnarlo.
...un po' come con la Parabola in matematica.
Mi sono accorto che equazioni di secondo grado e disequazioni parlano con precisione della parabola nel piano cartesiano solo una volta che ho dovuto spiegarle...e mi sono accorto decisamente bene ma ci è voluto tempo!!
E ora aiuto a capire ...la matematica e anche la scalata!
La pratica non è un caso che abbia ripagato prima sul ghiaccio e poi sulla roccia.
Su neve e ghiaccio mi sono sempre mosso bene e, a questo, bisogna aggiungere la possibilità quasi infinita di mettere protezioni come fittoni o viti da ghiaccio e la possibilità quasi infinita di inventarsi appigli e appoggi con picozze e ramponi.
Le protezioni sono sempre state troppo importanti per me in passato.
Lo sono anche adesso ma diversamente.
Non riuscivo a scalare tra i chiodi lontani. Mettevo protezioni varie (cordini, nuts e friends) per paura di proseguire. Proseguivo solo se riuscivo a proteggere molto vicino o se la via era tempestata di chiodi...e a volte nemmeno così!
Oggi, se sono informato sulla via e il luogo dove sono mi sembra ancora logico penso:"Vabbè. Andiamo a veder com'è!" anche se non vedo chiodi o cose simili.
Se non riesco a proteggere prima di un passaggio un po' così ma sento di saperlo fare, ad un certo punto prendo, mi concentro, respiro bene e vado.
Ora però è un po' che non mi alleno e non ho molto margine oltre il quinto grado, in più la situazione psicologica non è delle migliori ed ho fatto alcuni passi in dietro.
Riesco ad andare fino ad un certo punto perchè mi conosco un po', so un po' scalare pur non essendo il numero uno e nemmeno il due...mila ed ho raggiunto un livello per cui, su difficoltà modeste, riesco comunque a muovermi.
Quel che mi è tornata è la paura di precipitare da un sentiero ripido, di allontanarmi dalle protezioni ma è tornata un giorno solo.
E' tornata in un momento che ha minato la mente, come sullo spigolo di Vallepiana ma non è stato un semplice girarmi nel vuoto fisico ma in quello mentale. ...ed è stata comunque una giornata buona, anche solo per il luogo dove sono arrivato, cosa che non avrei mai fatto anche solamente un anno fa. E buona per il fatto che si è arrivati tutti a casa bene!
La versione 2.0 viaggia ancora ma è scivolata un po' in dietro. Ha bisogno di stabilità, di controllo, di risolvere altre questioni e ...di allenarsi.
Nel frattempo sono curioso e quasi ansioso di sapere come procede la paura di scalare e vorrei fare un test, una via a breve.
Come, quando e quale?
Beh. Direi decisamente da solo, appena mi torna la voglia che già preme un po'.
Dove? Beh ...in Grignetta!
Sì, la so già. ...già da un po'!
E' modesta, come le altre. E' un fantasma del passato ...come lo erano altre!!!
E voglio andare a trovarlo e sbattermi in faccia la paura.
Ad allenarmi ho ricominciato pian piano, sia fisicamente, senza esagerare in modo da non farmi male, sia in bici.
Tra pochissimi giorni ricomincerò ad allenarmi in palestra di arrampicata.
E per il resto?
Per la stabilità mentale?
E vada per la pioggia di merda!
Nudo e senza ombrello!!!
Cresta del Quintino Sella 2016 - Ste 2.0 !!!