L'uscita che vi descrivo oggi mi fa rendere conto di quanto una via in ambiente abbia tracce estremamente variabili a seconda delle condizioni che si presentano col trascorrere della giornata.
Come sempre sarà un racconto anche personale, non solo un percorso fisico!!!
30 luglio 2008
Partecipanti: Alessandro Campi, Franco Tosolini, Stefano Rossignoli.
Dopo la sera passata in Val di Rhemes a cena da mia madre e a dormire qualche ora a casa dell'Ale, partiamo alla volta di Entreves per prendere la prima corsa della Funivia che porta a Punta Helbronner. L'operazione riesce e alle 7:30 stiamo partendo.
Il tempo è bello, le previsioni danno bello in mattinata e nuvole al pomeriggio, qualche probabilità di temporali nel pomeriggio a sud-est della Valle (noi siamo a nord-ovest e pensiamo di poter trovare buone condiz), Isoterma dello 0 a 3900m. E' un po' caldo.
Entriamo in funivia con il materiale già appeso all'imbragatura. A punta Helbronner ci mettiamo i ramponi, fuori una picozza, ci leghiamo in cordata e partiamo.
Puntiamo alla Tour Ronde, passiamo in vicinanza della bellissima parete nord, valutiamo che il canale a destra del Freshfield che si utilizza normalmente per la salita e la discesa è molto instabile, cadono enormi massi ed optiamo proprio per risalire il canale Freshfield più a sinistra (salendo), che è piuttosto ripido ma pulito. Comunque sia, ce ne mette di tempo l'Ale a convincermi a salire di lì!
Lo risaliamo con due tiri di corda, dopo aver passato la crepaccia terminale che non offre problemi di sorta a causa delle abbondanti nevicate di quest'anno. La neve è ottima a parte un po di ghiaccio di rigelo durissimo ai lati del canale.
Dopo i primi due tiri, abbandoniamo il canale procedendo in conserva protetta, assicurandoci con cordini a grossi massi e spuntoni (non sempre buoni) di cui è disseminata la montagna, L'Ale è primo, io secondo , Franco terzo.
In un caso, l'Ale allunga molto la corda e mette un tiblock. Arrivati sulla cresta sud-est (via normale), riassettiamo le nostre distanze e ci mettiamo in conserva media, in modo da assicurarci passando qua e là tra i vari spuntoni di roccia. La vista sulla Brenva è severa ed allo stesso tempo stupenda. Procediamo sul versante Brenva (sud-ovest) dove bisogna attraversare un delicato canalino che per qualche centinaio di metri risale detto versante.
Qui devo sottolineare come la montagna sia un accumulo di blocchi e non sia fatta di solida roccia in posto. E' molto friabile ed è difficile non far cadere sassi. Per evitare uno di questi mi sono anche scheggiato un dente, sbattendo la faccia su un grosso blocco (purtroppo il casco in quel caso non è servito!). Mentre fino a lì andavamo davvero bene, mi rendo conto di essere molto lento in mezzo a quel labirinto di massi instabili che non mi mette certo a mio agio, mi innervosisce e dico ai miei soci di proseguire in due ed io li avrei aspettati nel primo posto sicuro. Loro rifiutano la mia offerta (grazie!!!) e procediamo. In effetti la vetta non è lontana. Un ultimo tratto innevato piuttosto ripido in cresta, poi la pendenza diminuisce per dar spazio agli ultimi pochi metri di roccia finalmente buona e di facile arrampicata fino in cima, dove c'è una madonnina ed il libro di vetta che Franco compila per tutti e tre. Nel frattempo io ho pensato a tante di quelle cose, a tanta di quella gente, riusciamo pure a mandare degli sms in quei cinque minuti in cui siamo stati su. L'emozione è stata così grande che sono scoppiato a piangere come un bambino... Io, su una vetta del Bianco... un sogno. Ringrazio i miei soci per avermi portato in un posto simile (l'Ale ci ha messo due anni a convincermi!), ed è già ora di scendere, il cielo si sta rannuvolando. Alessandro che è a tutti gli effetti il nostro capo-cordata, opta per seguire il filo di cresta che è effettivamente più stabile del versante Brenva. La decisione non mi dispiace ed iniziamo a scendere. Aggiriamo qua e là qualche spuntone, con divertenti brevi arrampicate, anche se io sono sempre teso per la mancanza di abitudine e l'instabilità di quei blocchi... Non siamo ancora al col freshfield da cui l'Ale voleva scendere (cosa che mi terrorizzava assai!!!) e sentiamo un rumore come di un tuono. Ci auguriamo che sia un seracco che si è staccato dal ghiacciaio della Brenva, ma ne arriva subito un altro.
Dai 30 ai 50m prima del col freshfield, aggirati sul versante blanche alcuni enormi spuntoni con 'facili' passaggi di arrampicata, si arriva all'imbocco di uno stretto canale a 50-55 gradi che esce nella parte inferiore del canale che al mattino avevamo trovato molto instabile. Le nuvole però hanno portato un evidente abbassamento della temperatura ed i sassi sembrano fermi. Altri tuoni ci invitano a scappare e a scendere.
Non si può scendere in doppia, tireremmo giù tanti di quei sassi e la corda si incastrerebbe di sicuro...
Alessandro ha già cominciato a scendere. Un tuono di volume colossale e le incitazioni del Toso (Franco) mi convincono e tenendo la corda tesa tra me e l'Ale, comincio a scendere anch'io: picozze ben piantate e giù due passi, Ale crea una buona traccia. Scivola su un tratto più ghiacciato, lo sento pesare sulle mie anche ma tutto ok (probabilmente con gli imbraghi alti vecchia maniera, mi avrebbe capottato e...non voglio pensarci),lo insulto un po' e poi sorrido soddisfatto di averlo tenuto! Viene anche il Toso che non deve assolutamente volare, ma ha una buona traccia già gradinata, e ...mi raccomando.
Ogni due per tre mi insulta e mi prega di andare più veloce, ma è estremamente accettabile, io continuo a raccomandargli di tenere la corda tesa...
Comincia a nevicare anche un po'. Non siamo ancora arrivati alla crepaccia teminale, esce un sole fortissimo, la temperatura sale ...e 20metri alla nostra sinistra vengono giù dei blocchi enormi che ci spaventano, ma non c'è tempo e non è il nostro canale, la pendenza diminuisce e ci mettiamo faccia a valle e scendiamo decisi. Un breve tratto di ghiaccio durissimo da fare con attenzione, poi saltiamo la terminale, Per uscire dai pericoli mancano 100m di pendio a 30-35 gradi. L'Ale ci guarda, sorride e parte seduto in scivolata, lo seguiamo ...ovviamente... e nessuno ha intenzione di frenare, anzi, se avessimo potuto avremmo accelerato ed in pochi secondi siamo fuori dai casini!
La discesa del canale ha richiesto 20 minuti.
Comincia a subentrare un'atmosfera da sopravvissuti e di estrema soddisfazione che non è comune alle cose di tutti i giorni e nemmeno alle piccole o grandi ascensioni fatte in passato, per quanto belle e soddisfacenti. ...E' solo il Monte Bianco ad essere così, e anche per i miei due soci, L'Ale e il Toso...
4 ore di salita e 3 in discesa. E' la prima volta che sto nei tempi dichiarati per un'ascensione!!!
Sul ghiacciaio del Gigante andiamo ancora abbastanza forte, superiamo diverse cordate ed ho modo di fare brevi chiacchierate e scopro che anche qualcun'altro ogni tanto piange dall'emozione su quelle cime...