Inizio con un monito a chi mi invidia:"Non sapete quello che fate! Imparate a osservare a un altro livello..." poi comunque, per il resto, spesso mi invidio anch'io!
Sabato, ovvero per me spesso il peggior giorno della settimana al contrario della morale comune...
Taglio legna anche stamattina come ieri, un po' arrabbiato con me, poi con la vita, un po' giù di morale e poi comincio a "tagliar legna" anche nel pensiero.
Altro che "Ci sentiamo con i racconti del week-end come mi dicono venerdì...".
Smettila Ste non ti sopporto più e altrimenti il morale si prende tutto!
Lasciaglielo fare solo quando va bene!
Bisogna ottimizzare!
...fino a che mi dico:"Ecco un grande lato positivo dei tuoi vecchi merdosissimi sabati: puoi prendere e andare come e quando vuoi a fare quel che vuoi senza dover chiedere o spiegare". Sì, lo sapevo già, ma ogni tanto bisogna rinsaldare le cose.
Mi vengono subito un paio di idee ma vorrei il teletrasporto e, schiacciando un bottone, esser già là!
L'idea più forte per il pomeriggio è andare a percorrere "il Vallone" sopra Moggio (LC), in bici, in discesa, ripercorrendo i passi di mia madre piccina che, settanta anni fa trascorse da quelle parti un paio di estati fortunate e ricche di ricordi...
Ci penso da molto tempo!
Due anni fa la riportai a vedere i suoi luoghi di infanzia e fu emozionante per entrambi.
Mi piace, a volte, ascoltare gli antichi racconti e ne traggo sempre qualcosa...
Lei percorse il Vallone per andare a vedere il Monte a Piramide (Il Sodadura!).
Sempre due anni fa passai nel Vallone a piedi in discesa con il mio socio di Trekking e, al solito, vedendolo impegnativo, mi venne voglia di provarlo in bicicletta!
Le due cose unite sono ormai un obbligo morale ad andare presto a riempire il cuore.
Mi sta tornando però un po' di pigrizia nel prender la macchina quindi lascio lavorare la voglia e aspetto...
Sono le 11:30...eccola!
Alle 12:30 la voglia ha già fatto saltare il tappo e zainetto, barrette, integratori, 15€ per la benzina, altri 15 per chissà che, caschetto, guanti, occhiali, vestiti leggeri, medi e casco integrale occupano il tavolo della cucina insieme a buon umore, fame, 150gr di pastasciutta con sugo di verdure fresche appena colte e una bella insalatona.
C'è anche Rebu su in Artavaggio a pedalare da stamattina e ci incroceremo da quelle parti per un saluto, un altro buon motivo in più per andare.
Parto alle 14:08 da casa.
Sono sulla funivia delle 15:30. Un po' prima delle 16 ci troviamo ai piani di Artavaggio!
Io fresco come una rosa, Rebu con la mattinata nelle gambe.
Dai! Vieni con me su al Nicola!
Già che ci sono vorrei unire alla mitica discesa anche la salita a una cima.
Sono indeciso tra il Monte Sodadura e la Cima di Piazzo, entrambe scialpinistiche che mi auguro di percorrere quest'inverno...
La cima di Piazzo vista dal rif. Nicola.
La scelta volge verso la seconda che, già salendo al rif. Nicola, appare di pendenza più dolce, a tratti pedalabile in salita e decisamente più isolata e selvaggia.
Arriviamo al Nicola che ormai il grosso della gente è andato.
Ci sono solo due piccole e tranquille famigliole.
Beviamo qualcosa e ci salutiamo!
Oggi Rebu ha già dato! E' soddisfatto della sua giornata e della corona nuova che aveva appena distrutto proprio qui, mentre puntavamo al Monte Aralalta. E' tardi e la famiglia lo aspetta!
Ciao Rebu!
Io vado lassù.
Anche la stradina che attraversa il pianoro dietro il rifugio è sassosa e un sasso, gentilmente tirato su dalle mie gomme/cingoli, spacca una fascetta del parafango.
Poco male.
Meglio la fascetta che una vena!
Una volta, per un sassetto sulla tibia, persi sangue per un quarto d'ora...
Intervento meccanico di tre minuti e riparto.
Sono sulla dorsale di confine tra le province di Lecco e di Bergamo.
E' affilata e magnifica.
La crestina affilata...
Dopo i primi metri a pedali, ho la Anthem in spalla perchè qui non si sale.
Riprendendo con una Go Pro farebbe impressione ma non mi interessa fare impressione dove non ne fa.
Valuto che in un tratto dovrò andare a piedi anche in discesa per non rischiare di uccidermi con un errore.
Esco dalla crestina e vedo che c'era un sentiero che si infilava nel vallone di sinistra.
Appare complicato ma credo tutto fattibile in discesa. Farò quello.
La traccia prosegue sempre meno inclinata e meno sconnessa. Il fondo diventa di terra o erba e si può ricominciare a pedalare, seppur duramente.
Non mi separa molto dislivello dalla cima e vedo la madonnina di vetta.
La vedo in trasparenza tra i fili d'erba altissimi e ondeggianti al vento e mi fa uno strano "Effetto apparizione" inquietante.
E' di certo l'isolamento del luogo, la luce di questo cielo così coreografico uniti al mio po' di follia a procurarmi queste sensazioni.
La dimentico mentre pedalo deciso anche nell'ultimo tratto ripidissimo, quasi al limite ed eccomi al cospetto della Madonnina che da qui vicino non fa così impressione come prima!
Foto obbligatoria ma la cima è qualche metro più in là a sinistra.
Per raggiungerla in bici devo fare tre tentativi con tre diverse traiettorie fino a che finalmente sono davvero sul punto più alto della Cima di Piazzo a 2057m.
Mi fermo un po'.
Il cielo non sembra così minaccioso di temporali. Ci sono cumuli sparsi come previsto ma sembra che si stiano diradando.
L'aria tesa sulla dorsale obbliga a infilarsi una felpa e non mi sembra vero rispetto al caldo che si è dovuto sopportare i giorni scorsi in pianura...
Bene! Cambio di assetto e si scende.
Divertimento al primo posto quindi, sella bassa, guanti interi, casco integrale, ginocchiere in macchina, mannaggia a me!!!
E vabbè. Facciamo che sia ugualmente una gran discesa! Di certo non darò di faccia!
E giù!
Prima per l'ampio crestino tondeggiande ma molto ripido a destra e poi si svolta a sinistra sul divertentissimo sentierino tra gli alti fili d'erba.
E poi?
Sassi!
Chi pedala sulle Prealpi, o li evita percorrendo sempre le solite strade bianche (ma sassose!!!) oppure lo sa e ai sassi ci è abituato.
Io anche oggi sono venuto a cercarli.
Qui, scendendo dalla Cima di Piazzo, solo un passaggio è piuttosto complicato ma tutto fattibile in bici. E' quello che avevo visto in alternativa al crestino affilato di salita, poi dal colle fino in Artavaggio sarà strada sassosa con qualche taglio su scorciatoie di sentiero in terra poi, finalmente lui: "il Vallone".
Faccio un po' avanti e indietro per intercettare il punto di inizio ma lo trovo e respiro già la soddisfazione per l'impegno che mi darà se lo ricordo bene e la gioia di essere finalmente lì a mordere il sentiero con le mie ruote.
Inizialmente una stradina tra il pascolo che poi diventa sentiero. Qualche metro ancora di terra e poi eccoli, i sassi, i tornanti tra i sassi, i sassi tra i gradini di sasso...che porteranno me e la mia Anthem fino a Moggio in un estasi di sassaiola.
Ricordavo un grosso gradino di massi, appena cominciava a scendere il sentiero ed eccolo.
E' subito scoraggiante. Speravo di saperlo fare...
Arrivo con la ruota anteriore sul primo masso, freno, sto un momento in sur place poi scendo dalla bici, la prendo e la porto giù dai gradini per un paio di metri scarsi e ricomincio a scendere in bici.
Anche i tratti più semplici mi impegnano a causa dei sassi smossi.
Nel complesso però, lasciando girare bene l'anteriore riesco quasi sempre a decidere io le traiettorie da percorrere.
Devo moderare molto la velocità. Spesso sono quasi fermo.
Ci sono molti gradini, spesso in curva e in tratti molto ripidi.
Sono completamente impegnato, da ogni neurone a ogni fibra muscolare del mio corpo.
Non è una discesa che faccio tanto per fare. Sono qui perchè voglio essere qui e, in questo momento mi richiede il massimo di ogni risorsa.
Bellissimo davvero.
Scendo dalla bici ancora una volta per circa cinque metri in cui un passaggio non così difficile ma rischioso, in caso di errore mi farebbe volare venti metri sotto...
Sono in prossimità di stupende e vertiginose pareti di roccia in cui intercetto anche una via di arrampicata attrezzata a spit piuttosto nuovi, inox, del 10.
Mi fermo a studiarla un paio di minuti e riparto.
La traccia che prosegue tortuosa è sempre impegnativa.
Devo scendere ancora dalla bici per tre o quattro metri. Riprovo il passaggio un paio di volte ma è delicato e una caduta mi rovinerebbe parecchio quindi, nell'economia della discesa, passo oltre a piedi e ricomincio.
L'ultima vera difficoltà si presenta quando il sentiero si congiunge col fondovalle e, con il torrente vicino, si riempie di ciotoli smossi di dimensioni decimetriche su cui la ruota davanti deve girare ma non è come dirlo. Rischia sempre di impuntarsi o di non curvare...
Qui il manubrio da 76cm dice la sua e mi evita alcuni impuntamenti a manubrio girato. Ogni tanto metto giù un piede e non mi preoccupo molto di questo e nel complesso passo benino anche qui.
Fosse una gara di trial totalizzerei qualche penalità ma non lo è quindi chissene...
Qui le regole sono il divertimento, un filo di sicurezza, almeno quella di non ammazzarsi e il godimento totale di un sentiero magnifico.
Credo di aver percorso meno di 15m a piedi dalla cima a qui e il resto mi ha impegnato e soddisfatto appieno.
Non ho guardato i tempi di percorrenza ma credo siano da buon escursionista.
Buona compagnia, poi la cima magnifica, il cielo come fosse colorato dal miglior pittore di sempre e una discesa strepitosamente bella e impegnativa.
Altro che sabato no!
Il Vallone è andato!
Un sabato magnifico e una domenica per scrivere, rivangare e pensarci, per rendere ancora più grande la soddisfazione!
...e un progettino per la fine dell'estate che sembrerebbe anche possibile...
...e un altro progettino che sembrerebbe sempre più fattibile se lo Ste fosse un po' meno lo Ste!!!
Ho ottimizzato bene...credo...forse, mah!!! ...Ah ah!!!